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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quanno parla quaccuno c'è 'struito/ ca sape il 'cabolario, la crianza/ tutto 'stu bene 'e Dio, e parla pulito/ de farme 'a scola nun'o dongo accianza./ Pure ca so' ritrogrado e cafone/ e saccio appena appena 'a santacroce/ i' me cuntento d'e cervelle bbone/ e 'a capa ch'è cchiù tosta de na noce/ Mo piglie 'o cchiù 'mbicillo miez'a via, / te parla di puliteca e prigresso,/ ma si nce spie si sape 'avummaria/ cu chesti ccose nun s'è compromesso!/ 'O mmale sta ..... ca ll'ommo mo se crede/ cchiù gruosso 'e Ddio, però non m'ha spiegato,/ isso ca è tanto smatto e senza fede,/ 'o munno chi l'ha fatto e l'ha criato!/ Mo nun se crede a niente! .... sulo a 'e pezze,/ invece i' nun 'e curo. Dio ce penza! .../ I' me cuntento avé quatto carezze/ d' 'e figlie miei. 'O riesto è preputenza!/ 'A famiglia?! ... So' ccose d' 'o passato,/ diceno, è sentimento ca scunquassa/ la suggità! ... ma io nun sto malato,/ e chesta è malatia ca pure passa.
....... Da Somma hebbe l'origine stò male,/ Ma nò né essa sola che se chiagne,/ Ccà n'è scasato chiù de no Casale./ Na Torre prencepale/ Che dallo Grieco lo cognomme piglia,/ Ch'è lontana da ccà ncirca otto miglia./ Siente che maraviglia/ Lo fuoco l'ha portata dintro mare/ Che autro che lo fummo non ne pare,/ Chi se potte sarvare/ Cò fuire de trotto ben matino/ Hebbe amico lo fato, e lo destino/ Ottajano e Resino/ Non hanno se volisse pe semmenta/ Na pecora, no puorco, o na iommenta./ Ogn'uno se lamenta/ Chi delle massarie, chi delle case/ Ccà non ne songo à la Torre remase./ Manco à Santo Nastaso/ Parte abruciate l'ha lo fuoco, e parte/ l'hà menate lo schiume a n'autra parte.......
Faccia de 'no garofalo 'carnato,/ A 'mpietto mme l'aie fatta 'na ferita./ La piaga de lo pietto ss'è sanata: / Sanative la vosta, se putite./ Mme disti a beve' l'acqua percantata,/ Pe' mme tirare cu' la calamita./ Non t'allecorti li tiempi passati?/ Se vaje a Roma manco si' assoluta.
Non se po' segne meglio o studiare/ Na cosa che balè pozza pe ciento/ De chella mmenzione che parlare/ Fa l'Anemale senza sentemiento;/ Ca, otra ch'a sto muodo uno pigliare/ Se po' gran gusto, e arrevà a quà 'ntiento,/ Non face male a nullo, né despietto,/ E 'mpara a tutte a ghire pe lo nnietto.
Fu Asopo chillo, come sape agnuno,/ Che retrovaje sta bella fenzione,/ Pe ffa mette jodicio a chiù d'uno,/ e tenere la gente a correzione./ Isso era, a l'apparenzia, n'ommo vruno,/ Curto, stuorto, sgargiato, e 'crusione, / Aveva nnanz' e arreto lo scartiello,/ Ma saputo era chiù de Farfariello.
Fior di ravanelli, / I cervi son fuggiti dopo i galli; / Caduta è la potenza di Antonelli? / Fior di castagna, / Oggi che a Roma il papa più non regna / E' finita dei preti la cuccagna? /Fior di zucchette, Le bande di zuavi fur disfatte / E' scappato pur anche de Carrette. / Fior di malachita,/ Ora che la baracca è scassinata/ Più a Roma non vi resti un gesuita./ Fior di caviale, / A Roma finalmente è uscito il sole. / E' cessato per sempre il temporale. / Fior di granito, / Ed è non solo il temporale caduto, / Ma è pure l'Infallibile fallito!/. Fior di limone, / Aiutarti non può neppure un cane / Ché è finito puranche Napoleone. /Fior di spaghetti, / I preti si preparano i fagotti; / Sono entrati Cadorna ed Angioletti. / Fior di camelia, / Ora si potrà dire una è l'Italia, / Perché si fa davvero e non per celia. / Fior di Pomidori, / Diventeremo tutti cavalieri, / E lasceremo d'essere monsignori.
Le scuole nautiche di Piano e Carotto devono la loro origine a Francesco Vulcano. Costui lascia, nel 1348, per la fondazione di un ospedale la metà dei suoi beni che, contro la sua volontà, sono incorporati nel patrimonio del vescovado di Sorrento. Di qui si apre una lite tra le due parti in causa. Il contenzioso giudiziario termina con una sentenza favorevole alla famiglia Vulcano che rimane amministratrice del lascito, anche se pende sul suo capo l'obbligo di dare alle scuole comunitarie di Sorrento 350 ducati. Successivamente subentra in tale amministrazione il Comune. Quindi nel 1785 le suddette scuole sono ordinate all'educazione nautica e dotate di nuove rendite. Con il decreto di Gioacchino Murat, datato 20 giugno 1809, l'insegnamento viene diviso in quattro classi e la scuola di Alberi risulta destinata all'istruzione rudimentale.
A Napoli la musica ha radici antiche e robuste. La linfa vitale proviene dai quattro conservatori di istruzione musicale, la cui istituzione risale al Cinquecento. Non è possibile puntualizzare l'anno esatto della loro nascita, in quanto tuttora permangono notizie contrastanti in merito. Il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo fu fondato da Marcello Foscataro, terziario di San Francesco d'Assisi e nativo della città calabrese di Nicotera. Costui, grazie alle elemosine raccolte nella nostra città, acquistò la struttura e fece riattare la chiesa dedicandola alla Madre di Misericordia. Quindi, dopo aver scritto le regole, ebbe l'approvazione dal cardinale napoletano Alfonso Gesualdo. A questo punto raccolse i fanciulli poveri, dai sette agli undici anni, che in poco tempo raggiunsero il numero di cento. Erano gratuiti il vitto, l'alloggio e il vestiario, consistente in una veste lunga di colore azzurro e in una sopravveste azzurra. L'istruzione verteva sulla lingua italiana e sulla musica. L'istituto era governato da due canonici della cattedrale di Napoli. Il Conservatorio di Santo Onofrio a Capuana deve la sua denominazione al fatto che è posto nella contrada di Capuana, di fronte all'antica reggia reale detta Castel Capuano. Si ignora l'anno della sua fondazione. Tuttavia nel 1600 molti cittadini delle contrade di Santa Caterina a Formiello, di Santa Maria Maddalena, di Santa Maria a Cancello e di Santa Sofia istituirono un'arciconfraternita chiamata dei Banchi. Gli associati, con il ricavato delle questue e delle esequie acquistarono l'edificio adiacente alla suddetta cappella, formato da due piani, lo ristrutturarono e lo trasformarono in asilo agli orfani dell'ottina. Il numero dei ragazzi crebbe fino a centoventi, istruiti nella "cristiana pietà" e nella musica. Sciolta l'arciconfraternita, fu fondato un conservatorio con il titolo di Sant'Onofrio. Il terzo conservatorio chiamato di Santa Maria di Loreto deve la sua nascita ad un artigiano di nome Francesco il quale, il 29 giugno 1535, fonda una cappella nel largo di Santa Maria di Loreto con l'intento di raccogliere i poveri fanciulli napoletani, di ambo i sessi. Poco dopo i benestanti locali contribuirono a sostenere con le loro offerte l'istituzione caritatevole, tanto che l'istruzione impartita contemplò sia le lettere sia l'arte musicale. Vi fu un cambio di passo con l'avvento del sacerdote spagnolo don Giovanni di Tappia il quale, dopo averne assunto la direzione, si sottopose ad un vero e proprio pellegrinaggio per tutto il regno, al fine di raccogliere i dovuti fondi. Con l'ingente ricavato egli poté trasferire l'istituzione in un luogo più vasto e più vicino alla chiesa di Santa Maria di Loreto. Il quarto conservatorio della Pietà dei Turchini fu fondato nei primi anni del 1500. All'epoca la città di Napoli era assalita da varie sventure. Il cardinale Mons. Mario Carafa ordinava preghiere e digiuni al popolo, che si riuniva ogni giorno nella chiesa della Pietatella, allocata lungo sulla strada chiamata Rua Catalana. Qui l'arcivescovo fondava la confraternita detta dei Bianchi di Santa Maria della Incoronatella in omaggio al nuovo nome della suddetta chiesa. Alla sua direzione fu preposto il sacerdote don Orazio del Monte il quale, nel 1584, ebbe l'incarico, prontamente eseguito, di scrivere le regole le quali furono approvate con analoga celerità. Intanto l'arciconfraternita muta il nome di Incoronatella in quello della Pietà dei Turchini.
1) Siervo, de, Fedele sindaco;2) Cadorna Giuseppe; 3) Pandola Ferdinando; 4) Turchi Marino; 5) Manna Giovanni; 6) Beneventani Valerio; 7) Belelli Federico; 8) Cacace Tito; 9) Schiani Domenico; 10)Strigari Demetrio; 11) Capuano Giambattista; 12) Rocca, della, Agostino; 13) Errico, d', Emiddio; 14) Napoli, de, Michele; 15) Ruggieri, de, Ruggiero; 16) Tenore Vincenzo; 17) Rendina Federico; 18) Renzi, de, Salvatore; 19) Duca di Petrizzi; 20) Pepe Michele; 21) Filioli Giuseppe; 22) Gigante Raffaele; 23) Freppa Carlo; 24) Caracciolo d'Avellino Giovanni; 25) Agostino, d', Gennaro; 26) Catalano Errico;27) Amato, d', Gaetano Maria; 28) Barracco Roberto; 29) Cortese Paolo; 30) Lauria Ercole; 31) Serena Gennaro; 32) Villari Vincenzo; 33) Mari Tommaso; 34) Muzi Gian Domenico; 35) Tiriolo Vitaliano; 36) Mascilli Ferdinando; 37) Maione Achille; 38) Mignogna Nicola; 39) Barilla Felice; 40) Medici Giuseppe Principe di Ottaiano; 41) Fanelli Giuseppe; 42) Martino, de, Domenico; 43) Morelli Salvatore; 44) Rizzo Antonio; 45) Notaristefano Lorenzo; 46) Lazzaro Achille; 47) Avitabile marchese Michele; 48) Zuppetta Luigi; 49) Albini Gigante; 50) Matina Giovanni; 51) Aveta Carlo; 52) Re, del, Carlo; 53) Matina Giovanni; 54) Giuliano Giuseppe; 55) Mauro Domenico; 56) Piscopo Antonio; 57) Arlotta Giuseppe; 58) Giura Francesco; 59) Barbarise Gennaro; 60) Abignente Filippo; 61) Pulce Giuseppe; 62) Incagnoli Angelo; 63) Duplessis Achille; 64) Gallotti barone Giuseppe; 65) Carafa Nicola duca di Forlì; 66) Cedronio Ercole; 67) Rosica Achille; 68) Savarese Roberto; 69) Giordano Francesco; 70) Sambiase Gennaro duca di San Donato; 71) Raffaele Federico.
Manca il 72° consigliere per le dimissioni date dal sig. Giuseppe Arditi il 13 luglio 1863.
Giovanni Battista Jesi soprannominato Pergolesi nacque nel 1707 a Pergola, nei pressi di Pesaro, nell'antico ducato di Urbino. Il soprannome, desunto dalla natia località, si deve ai condiscepoli del conservatorio di Sant'Onofrio di Napoli, ove egli fu condotto all'età di dieci anni. Qui ebbe come maestro Gaetano Greco, famoso allievo di Alessandro Scarlatti e suo successore come professore di contrappunto. Dopo nove anni di lavori e studi intensi uscì dal conservatorio e compose per un convento un oratorio intitolato San Guglielmo. Su incarico del principe di Agliano scrisse per il teatro dei Fiorentini un intermezzo buffo, Amor fé l'uomo cecco, che non ebbe successo. Non ebbe migliore fortuna l'opera successiva, Recimero. Tali risultati deludenti gli imposero una riflessione di due anni, durante i quali si dedicò a scrivere musica da camera. Finalmente nel 1730 compose la musica della Serva padrona, rappresentata nel teatro napoletano di San Bartolomeo. Ebbe uno straordinario successo, superiore persino a quello conseguito con le opere successive, il Maestro di musica e il Geloso schernito. Nel 1734 fu nominato maestro di cappella della signora de Lorette. L'anno dopo si recò a Roma, ove scrisse per il teatro Tordinione l'opera Olimpiade.
Giulio Cesare Vanini nacque nel 1585 a Taurisano presso Lecce. Si laureò in diritto presso la Scuola di Salerno. Nella circostanza pronunciò il giuramento di rito: "Ego Julius Caesar Vanini ex civitate Licii, spondeo, voveo et juro, sic me Deus adjuvet et haec sancta Dei Evangeli". Propugnatore delle nuove dottrine contro Aristotele, si segnala come oratore violento e visita vari paesi europei. Nel 1615 pubblicò a Lione la prima opera "Amphitheatrum aeternae Providentiae ........ ", e l'anno successivo la seconda "De admirandis Naturae reginae deaeque mortalium arcanis". A Tolosa fu accusato di ateismo presso il parlamento da un certo Franconi. Condotto in tribunale fu condannato a morte. Nell'occasione egli non si scompose più di tanto: dopo aver preso da terra un fuscello di paglia, si rivolse al giudice e disse: "Questa sola mi basta per provare l'esistenza di Dio". Quindi pronunciò un discorso molto importante. La pena capitale venne eseguita nel febbraio 1619, allorché Vanini aveva trentaquattro anni. Nella circostanza subì prima il taglio della lingua, quindi fu arso a fuoco lento.