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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La chiesa parrocchiale di Casavatore è dedicata a San Giovanni Battista. Il cappellano è don Antonio di Allegretto di Maratea, incaricato di celebrare una messa ogni domenica e negli altri giorni festivi. La chiesa può contare sulle seguenti rendite: trentotto carlini pagati dall'ospedale degli Incurabili, diciassette carlini pagati da Luigi Maiorana.... Vi sono i seguenti arredi ed oggetti sacri: un calice con la coppa e la patena di argento e il piede di rame; una pinate di domasco, tre amitti, una stola e il manipolo; quattro tovaglie, un messale. Inoltre don Antonio de Allegretto afferma che nella chiesa vige anche un altro beneficio legato all'altare di Santa Maria di Grazia, sul quale egli, in qualità di cappellano, deve celebrare una messa alla settimana in virtù del provento di venti carlini annuali.
Martedì, 29 agosto 1542, gli incaricati episcopali si recano a Secondigliano nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Funge da cappellano don Domenico Guadagno di San Severino, che si occupa della cura della anime. Nella sacrestia vi sono i seguenti arredi e oggetti sacri: un calice d'argento con il piede di rame, una pianeta di domasco incarnato, un camice, un amitto, una stola e un manipolo, un messale. Questa chiesa gode del beneficio di una perpetua cappellania, che non ancora è stata fondata né eretta, il cui cappellano è don Giovanni Conte di Miano. Egli è obbligato a celebrare due messe alla settimana in cambio dei proventi derivati dai prodotti di un terreno di sei moggia, allocato nelle pertinenze di Secondigliano, dove si dice Sant'Aniello.
Corre il 20 settembre 1843, allorché sul tavolo dell'Intendente arriva una richiesta da parte di alcuni cittadini di Pago, mirata ad ottenere la riunificazione amministrativa con Marzano, di cui ha fatto parte integrante fino al 1817. L'istanza, che coinvolge in pieno anche i casali di Sopravia e Pernosano, appare quanto mai strana, dal momento che sarebbe stato naturale se fosse stata di segno opposto.
La chiesa parrocchiale di Scisciano è intitolata a San Germano. Il suo rettore è don Felice Borzillo. All'interno di essa vi sono le cappelle di San Giovanni Evangelista, del Santissimo Rosario, di Santa Maria di Grazia e della Santissima Annunziata. I parrocchiani sono quattrocentoquaranta. Reggono la confraternita laicale di San Giovanni Battista i maestri don Angelo Castellano e don Alessandro Burzillo.
La chiesa parrocchiale di Pomigliano è quella di San Felice. Essa è retta da don Pietro Aniello de Covelli. Collaborano con lui nella cura delle anime due cappellani in cambio di trenta ducati annuali a testa. Ne amministrano le rendite due maestri laici, individuati ogni anno nell'assemblea pubblica, delegata, il 1° settembre, ad eleggere il sindaco e gli Eletti (assessori).
Ci addentriamo nella chiesa di San Nicola, parrocchia di Cisterna, sulla scorta di quanto afferma il parroco, don Giovanni Domenico Sgambato. Innanzi tutto sappiamo che i suoi parrocchiani ammontano a quattrocentocinquanta persone. Inoltre egli ricorda con esattezza tutti i possessi terrieri ecclesiastici, ubicati in diversi luoghi, di cui non è inutile ricordare i nomi, non solo perché il loro suolo favorisce la produzione di aglianico e di asprino, quanto perché la loro identificazione è ormai scivolata dal patrimonio collettivo: Corcioni, Croce, Felecara o Castella, Carrafeschi, Nocellivolo, San Giovanni e Fossato. A questo punto egli ci indica le singole cappelle, di cui ognuna gode di un beneficio, latore dell'obbligo della celebrazione di messe. Infatti, sull'altare della cappella di San Michele Arcangelo, ubicata dalla parte del vangelo dell'altare maggiore e dotata di una tovaglia e di due candelieri, si celebrano una messa la settimana in suffragio dell'anima di Giovanni Domenico d'Angelo, secondo il testamento del notaio, sei messe in suffragio dell'anima del padre del suddetto Giovanni Domenico; sull'altare della cappella dell'Assunzione della Madonna si celebrano tre messe l'anno per l'anima di Francesco Antonio Rossilli; sull'altare della cappella della Concezione della Madonna si celebra una messa la settimana per l'anima di Silvestro Romano; sull'altare della cappella di Santa Maria del Carmine tre messe la settimana ed una messa al mese per l'anima di Ferrante Mafellotto; sull'altare della cappella di San Giacomo si celebrano dodici messe l'anno per l'anima di Marco Gauditano; sull'altare della cappella di Santa Caterina una messa la settimana per l'anima di Giovanni Battista Valenzano; sull'altare della cappella di Santa Maria della Grazia due messe la settimana per le anime di Pietro e Francesco Guerra.
15 marzo 1594.
Dal principio del suo regno sempre ha avuto reclami da parte di diversi particolari del danno che fanno le acque che sorgono nei regi lagni che sono nei territori di Nola, Marigliano, la Cerra sino a Capua e vanno a finire al fiume e marinara di Patria tanto per lo allagare che fanno per finitissimi terreni che restano incolti come altri ancora che si coltivano e seminano e poi viene la piena dell'acqua o con il spesso piovere o con il sorgere di terra,... con infinito danno dei patroni e con sgorgare di dette acque, così è causato danno e sono morte a infinite persone. Nel mese di maggio 1588 comandò che il marchese di Grottola e quello di Lardello del Consiglio Collaterale, don Pietro Castellet, presidente di questa Camera, e Giovanni Andrea Capano, ordinario deputato e commissario dei regi alcuni ingegneri andassero nei luoghi predetti e provvedessero. Il 9 maggio i suddetti ingegneri e Genovese Bresciani, Benvenuto Tortelli e Pietrantonio de Santis, avendo riconsciuto i luoghi se ne fece una pianta. Essi hanno riconosciuto il lagno che comincia dal Ponte della Bracciolla, contiguo alla masseria dei Gesuiti, nel territorio di Nola, continuando il suo corso fino al Ponte della Povertà .... riceve due lagnuoli, l'uno viene da mano destra, che si chiama il lagno della Canonica e l'altro dalla sinistra che si chiama Termine Bianco i quali ricevono le acque delle terre vicine e da detto ponte continuano il detto lagno tra il territorio di Nola e di Marigliano. (nella busta con 4a e 7a).
La regina Giovanna vende il castello di Torre Ottava (del Greco) a Antonio Carafa al prezzo di 1600 ducati e lo nomina castellano. Nel 1454 il re Alfonso concede a Francesco Carafa l'ufficio di governatore e capitano di Torre Ottava e dei suoi casali, Resina, Portici e Cremano. Tale concessione viene confermata nel 1520 da parte del re Ferdinando il Cattolico a Fabrizio Carrafa, subentrato nel beneficio ad Andrea Carafa, figlio di Francesco. Quindi Fabrizio Carafa vende, nel 1526, i suddetti casali a Francesco de Sangro, duca di Torremaggiore. Attraverso i discendenti di questa famiglia i casali pervengono a Nicola Carafa, ultimo principe di Stigliano. Nel novembre del 1698, il re Carlo II concede l'assenso non solo all'assegnamento dei casali fatto a Maria Getrudi, baronessa di Voss de Guttenberg, contessa di Berlips, ma anche alla successiva vendita fatta a Mario Loffredo, marchese di Monteforte, al prezzo di 106.000 ducati. Nell'occasione i casali chiedono di essere annessi al regio demanio. L'istanza è accolta dalla Regia Camera con decreto del 18 maggio 1699. All'uopo i casali indicano Giovanni Lancella quale concittadino cui deve essere intestato il possesso. Proprio durante l'intestazione i casali si accorgono di non essere stati mai feudali, ma semplicemente allodiali.(4a e 7a)
Il 4 giugno 1614, i maestri e i confratelli della confraternita di San Giovanni di Ottajano inoltrano al vescovo l'istanza, con la quale chiedono di donare a don Rinaldo Guastafierro di Napoli un angolo della chiesa di San Giovanni per costruire una capppella con l'immagine di San Carlo e Santa Maria di Costantinopoli con la sottesa condizione che le elemosine, donazioni e legati ed altre opere pie debbano depositarsi in una "cascetta seu ceppo" e devolversi a beneficio della suddetta cappella. Il beneficiato si impegna anche a nome dei suoi eredi di far celebrare altrettante messe nelle festività di San Carlo, di Santa Maria di Costantinopoli, di Sant'Agostino e il dieci agosto. I firmatari sono Ferrante Iovino, Natale Nappo, Cesare Grasso, Paolo Ranieri, Alberico Tuzzolo, Giovanni Vincenzo Tuzzolo, Francesco Antonio SCutieri, Matteo Maffione, Simone Scutieri, Berardino Ranieri, Alessandro Iovino, Giulio d'Esposito, Pietro Antonio Marino, Felice Iovino, Domenico Gesmundo, Ciccio Ranieri, Giuseppe Tuzzolo, Simone Maffettone, Iacovo Aniello Mansione, Luigi Ranieri, Giovanni Battista dello Iodice, Giulio Cocozza, Iacovo Antonio Imparato e Scipione Scutieri. Il relativo rogito viene rogato dal notaio ottajanese Giovanni Simone Ranieri il 7 giugno 1614.
Molti brandelli della vita sociale di Brusciano nel Seicento si colgono nel rapporto della popolazione con la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Grazia o della Natività, il cui parroco è don Giovanni Iacopo Carpentiero. Per decreto regio del 1548, la chiesa esige da tutti gli abitanti la decima sulla raccolta dei frutti; su ogni matrimonio una gallina e tre carlini, elevabili a cinque, quando la sposa va a vivere fuori. Nessuno può esimersi dal fare l'offerta il primo giorno dell'anno, il giorno della natività della Madonna e il giorno di pasqua.