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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il catasto onciario di Diamante, iniziato negli ultimi mesi del 1752, è portato a termine il 2 giugno 1754, allorché esso viene letto e pubblicato alla presenza del sindaco Innocenzo Siniscalco, degli Eletti Giovanni Casella, Biase Riccio, e dei deputati Nicola Gerone, Arcangelo Casella, Francesco Noceti, Fedele di Luna, Giuseppe Sollazzo di Nicola, Tommaso Sollazzo, Giuseppe Passalacqua, Francesco Biondi, Gennaro Pignataro e Giovanni di Luna.
Marzano di Lauro, nel 1754, registra 1106 abitanti, concentrati in centosessanta fuochi o famiglie, come attesta il parroco don Francesco Corbisiero. Costituiscono un capitolo a se stante i chierici don Paolo Corbisiero, don Paolo delle Donne, don Giovanni Castaldi, don Lorenzo Sirignano, don Antonio Crisci.......................
Oltre al bracciale vi sono il vaticale, il massaro, l'agrimensore, il mastro d'ascia, il massaro, il bovaro, ............
Su tutti domina Orazio Lancellotti, principe di Marzano e marchese di Lauro.
Le autorità politiche più importanti sono gli Eletti Nicola Andrioli e Luca Nappo. Rivestono il ruolo di deputati Leandro Corsisdera, Andrea Grieco, Alessandro Capaldo, Andrea d'Addeo, Giuseppe Striano e Francesco Castaldo. Il cancelliere è Paolo Nappo.
Il 6 dicembre 1615 il vescovo di Nola (mons. Giovanni Battista Lancillotti)visitò la parrocchiale chiesa di Santa Maria delle Vergini di Scafati e visitò il sacramento dell'Eucaristia e il fonte battesimale. Lì comparve Minico Antonio de Amero uno degli Eletti di detta terra e disse che spettava agli Eletti la elezione della cappellania di detta chiesa parrocchiale e promise che entro dieci giorni avrebbe mostrato i privilegi,in cui sono contenuti gli impegni e l'amministrazione della chiesa. ...........................
Inventario dei beni stabili: In primis possede detta Chiesa uno arbusto de moia quattro del Mangiaguerra, lasciato per lo quondam Salvatore de Sarvia lasciato alla Cappella costrutta dentro detta Ecclesia sotto lo altarino de levante............. Item una terra campese de moia sette lasciate per lo quondam Franchetto Ferraiolo: cioé moia cinque alla cappella de Santa Maria della Grazia, costrutta dentro detta chiesa ed il restante cioé moia due lasciate pe rlo quondam Agnitano Salvatico lasciato alla chiesa di San Fortunato sito alla via de Praiano da levante, la via pubblica e Napoli: le robbe dell'Ill. mo don Giovanni Piccolomini d'Aragonia, l'occidente, le robbe de Gisale e la via vicinale. Item una terra campese de moia otto, dove si dice alle Falagne da levante, iuxta le robbe de Giuseppe Giordano: da mezzo de Francesco d'Amato, da occidente Minico de Gesale, da settentrione Fabio Cirillo lasciato per lo quondam Agnano Salvatico alla chiesa di San Fortunato.
Il 12 aprile 1616 il vescovo di Nola, mons. Giovanni Battista Lancillotti, volendo continuare la visita generale differita per molti mesi a causa di diverse motivazioni, si recò a Marigliano, dove venne accolto da tutto il popolo. Il giorno successivo si recò nella chiesa collegiata di Santa Maria Nuova, in cui celebrò la messa. Quindi visitò il fonte battesimale. ...........
Per Alberico Carrafa, il quale fu conte di Marigliano e duca di Ariano, detta chiesa parrocchiale fu fatta collegiata, come appare per la bolla spedita sotto la felice memoria di papa Alessandro Sesto il 29 gennaio 1494, nel secondo anno del suo pontificato...........
Reliquario: Il capo e la testa di argento di San Paolino, il petto di legno con una finestra sul petto di argento, in cui si vedono due ossa unite con cera dal braccio di San Paolino. Sulla testa c'è un osso della mascella del capo di San Paolino..... Il pallio e la mitra di San Paolino, ornata di una lamina di piombo. La reliquia di San Massimo, vescovo di Nola, una statua di legno con il capo di argento. Un'altra statua di legno con il capo d'argento e le spatole di argento e con il pluviale di oro di San Quinto vescovo di Nola. Una piccola statua di legno indorata con la faccia di argento e incoronata con una corona dorata di Santa Caterina martire...Trovò due campane grandi, di cui una chiamata la campana vecchia di San Paolino e in essa ....sono scritte queste parole nella parte superiore: nell'anno 1400 il 4 del mese di maggio.... fu fatta dal maestro Angelo di Caserta... Nell'altra campama grande chiamata nuova appaiono le immagini di Maria Vergine e dell'Assunzione della stessa e di San Giovanni Battista .... C'erano anche due altre campane mediocri nello stesso campanile ... Due campane piccole, chiamate gli Squilloni, furono costruite da Cosimano de Laurino. Nello stesso campanile c'è un orologio grande, alla cui cura provvede un deputato di Nola...... La cappella della Santissima Annunziata o del Crocifisso .............
La vita di Faibano ruota intorno alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, il cui parroco è don Giovanni Iacopo Vittoria. La popolazione, molto religiosa, ammonta a centoquarantotto abitanti. Nella stessa chiesa occupa un ruolo importante l'altare di Santa Maria del Carmelo, che funge da simbolo della confraternita di laici, autorizzata dal vescovo nolano Gallo, il 23 maggio 1614. I maestri di quest'ultima sono Sebastiano Porcello e Giovanni Berardino Calendo.
Molti brandelli della vita sociale di Brusciano nel Seicento si colgono nel rapporto della popolazione con la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Grazia o della Natività, il cui parroco è don Giovanni Iacopo Carpentiero. Per decreto regio del 1548, la chiesa esige da tutti gli abitanti la decima sulla raccolta dei frutti; su ogni matrimonio una gallina e tre carlini, elevabili a cinque, quando la sposa va a vivere fuori. Nessuno può esimersi dal fare l'offerta il primo giorno dell'anno, il giorno della natività della Madonna e il giorno di pasqua.
Il 4 giugno 1614, i maestri e i confratelli della confraternita di San Giovanni di Ottajano inoltrano al vescovo l'istanza, con la quale chiedono di donare a don Rinaldo Guastafierro di Napoli un angolo della chiesa di San Giovanni per costruire una capppella con l'immagine di San Carlo e Santa Maria di Costantinopoli con la sottesa condizione che le elemosine, donazioni e legati ed altre opere pie debbano depositarsi in una "cascetta seu ceppo" e devolversi a beneficio della suddetta cappella. Il beneficiato si impegna anche a nome dei suoi eredi di far celebrare altrettante messe nelle festività di San Carlo, di Santa Maria di Costantinopoli, di Sant'Agostino e il dieci agosto. I firmatari sono Ferrante Iovino, Natale Nappo, Cesare Grasso, Paolo Ranieri, Alberico Tuzzolo, Giovanni Vincenzo Tuzzolo, Francesco Antonio SCutieri, Matteo Maffione, Simone Scutieri, Berardino Ranieri, Alessandro Iovino, Giulio d'Esposito, Pietro Antonio Marino, Felice Iovino, Domenico Gesmundo, Ciccio Ranieri, Giuseppe Tuzzolo, Simone Maffettone, Iacovo Aniello Mansione, Luigi Ranieri, Giovanni Battista dello Iodice, Giulio Cocozza, Iacovo Antonio Imparato e Scipione Scutieri. Il relativo rogito viene rogato dal notaio ottajanese Giovanni Simone Ranieri il 7 giugno 1614.
La regina Giovanna vende il castello di Torre Ottava (del Greco) a Antonio Carafa al prezzo di 1600 ducati e lo nomina castellano. Nel 1454 il re Alfonso concede a Francesco Carafa l'ufficio di governatore e capitano di Torre Ottava e dei suoi casali, Resina, Portici e Cremano. Tale concessione viene confermata nel 1520 da parte del re Ferdinando il Cattolico a Fabrizio Carrafa, subentrato nel beneficio ad Andrea Carafa, figlio di Francesco. Quindi Fabrizio Carafa vende, nel 1526, i suddetti casali a Francesco de Sangro, duca di Torremaggiore. Attraverso i discendenti di questa famiglia i casali pervengono a Nicola Carafa, ultimo principe di Stigliano. Nel novembre del 1698, il re Carlo II concede l'assenso non solo all'assegnamento dei casali fatto a Maria Getrudi, baronessa di Voss de Guttenberg, contessa di Berlips, ma anche alla successiva vendita fatta a Mario Loffredo, marchese di Monteforte, al prezzo di 106.000 ducati. Nell'occasione i casali chiedono di essere annessi al regio demanio. L'istanza è accolta dalla Regia Camera con decreto del 18 maggio 1699. All'uopo i casali indicano Giovanni Lancella quale concittadino cui deve essere intestato il possesso. Proprio durante l'intestazione i casali si accorgono di non essere stati mai feudali, ma semplicemente allodiali.(4a e 7a)
15 marzo 1594.
Dal principio del suo regno sempre ha avuto reclami da parte di diversi particolari del danno che fanno le acque che sorgono nei regi lagni che sono nei territori di Nola, Marigliano, la Cerra sino a Capua e vanno a finire al fiume e marinara di Patria tanto per lo allagare che fanno per finitissimi terreni che restano incolti come altri ancora che si coltivano e seminano e poi viene la piena dell'acqua o con il spesso piovere o con il sorgere di terra,... con infinito danno dei patroni e con sgorgare di dette acque, così è causato danno e sono morte a infinite persone. Nel mese di maggio 1588 comandò che il marchese di Grottola e quello di Lardello del Consiglio Collaterale, don Pietro Castellet, presidente di questa Camera, e Giovanni Andrea Capano, ordinario deputato e commissario dei regi alcuni ingegneri andassero nei luoghi predetti e provvedessero. Il 9 maggio i suddetti ingegneri e Genovese Bresciani, Benvenuto Tortelli e Pietrantonio de Santis, avendo riconsciuto i luoghi se ne fece una pianta. Essi hanno riconosciuto il lagno che comincia dal Ponte della Bracciolla, contiguo alla masseria dei Gesuiti, nel territorio di Nola, continuando il suo corso fino al Ponte della Povertà .... riceve due lagnuoli, l'uno viene da mano destra, che si chiama il lagno della Canonica e l'altro dalla sinistra che si chiama Termine Bianco i quali ricevono le acque delle terre vicine e da detto ponte continuano il detto lagno tra il territorio di Nola e di Marigliano. (nella busta con 4a e 7a).