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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il 1575 rappresenta un anno storico fondamentale per Afragola, in quanto esso segna la data del suo riscatto dal sistema feudale. Non a caso il feudatario pro tempore, Paolo Capece Bozzuto, possessore della parte feudale di Afragola, inoltra la domanda al viceré Lopez Ursada de Mendoza per comprare l'altra parte demaniale del territorio, offrendo la cifra di settemila ducati. La popolazione afragolese, non sopportando più l'oppressione del feudatario, avanza l'offerta di compera sia della parte feudale che di quella demaniale, impegnandosi a versare, rispettivamente, ventimila ducati nelle casse del barone e settemila in quelle della Regia Corte.....
Il libro nasce da questa riflessione di fondo: l'autonomia amministrativa di San Giuseppe Vesuviano da Ottajano, sancita dal Decreto Reale del 19 febbraio 1893, avviene senza alcuna ripartizione dei demani e degli immobili pubblici, comuni alle due comunità cittadine. Il fenomeno, ascrivibile ad una precisa volontà "politica", sottende una serie di fattori variegati e di rimandi nel tempo, il cui crogiolo esplode nei primi anni dell'Ottocento, allorché la legge sulla eversione della feudalità, introdotta dalla dominazione francese, libera i nostri padri dalla opprimente violenza del feudatario. In tale contesto gli effluvi libertari sembrano reificarsi in forme sempre più solide e più profonde nell'immediato sotto l'influsso della legislazione di grande prospettiva riformistica. Non a caso recitano il ruolo di comprimari gli umili, i nullatenenti, chiamati a riappropriarsi, previo sorteggio, di una parte del demanio, denominato Borde e Cafurchio, precedentemente adibita a riserva di caccia reale ed ora ceduta volontariamente dallo stesso re alla nostra comunità. Ben presto, però, l'apertura populistica rivela la debolezza delle angolature intimamente sottese alla suddetta operazione ripartitoria. Infatti, in tale occasione, richiedente l'esborso del canone annuale e delle spese per la coltivazione della quota demaniale sortita, favorisce la coagulazione di strane cordate finanziarie. In queste ultime entrano a supporto molti "galantuomini" fin dall'esordio, allorché si formano diverse società, nelle quali i singoli garanti, grazie alla malleveria pecuniaria, prontamente versata nelle casse pubbliche, ma non onorata dai debitori entro il tempo pattuito, diventano di fatto i proprietari. Proprio costoro, dopo aver infranto il sogno della loro eterna controparte, scorazzano imperterriti lungo i sentieri del demanio al fine di imporvi i propri interessi apertamente o surrettiziamente. La loro cavalcata, agevole e veloce in sulle prime, diventa impervia e dura per diverse concause, ambientali e politiche: le prime si appellano alla congiuntura economica o alle catastrofi vulcaniche e alle cosiddette piogge "acide"; le seconde si connotano nell'intervento dello Stato, deciso a riprendere il controllo del territorio. Ne deriva uno scontro frontale, ove confliggono interessi privati e collettivi, non sempre separati né identificati nettamente, né definiti in tempi e con modalità accettabili, dal momento che il costante ricorso processuale, oltre a rimandarne sine die la irrogazione della sanzione, alla fine risolve ogni questione sempre in una transazione bonaria e minimale rispetto al dovuto, il che depaupera le casse comunali di entrate importanti per la gestione dei servizi sociali, su cui si abbatte la cogente elusione operativa. Nel frattempo lo scenario circostante si anima di una "umanità" variegata e concreta, adusa, in funzione delle specifiche risorse economiche, a sbarcare il lunario alla meglio o ad attivare complicate procedure speculative, a centellinare, persino, le primarie esigenze familiari o a mettere sul banco enormi somme di denaro in contanti, a fungere da testa di legno o ad affrontare un affare importante in prima persona, a tentare qualche espediente di piccolo cabotaggio o a violare sistematicamente l'ordine costituito, a provare i rigori del carcere o a vanificare il teorema investigativo con artefatte controdeduzioni redatte all'occorrenza dall'abile avvocato di turno. Tutto ciò si svolge tra le pareti domestiche o nello studio notarile o nell'aula del tribunale o nella cancelleria comunale o all'aria aperta: ovunque echeggiano le voci più disparate nei toni, nel timbro e nelle reazioni. Se ne avvertirò la minima eco nella pagina, diluirò la fatica della ricerca, difficile per la novità della materia, intonsa e inesplorata, nella consapevolezza dell'impegno civico, per il cui trionfo continuo a percorrere la strada del recupero memoriale della mia terra verso la quale nutro un immenso affetto filiale (Introduzione del libro di Luigi Iroso, "La resa dei conti", San Giuseppe Vesuviano, 2009).
La città era costituita da ottantasei casali o castelli, posseduti da sessanta baroni. La prepotenza di questi ultimi fece in modo tale che gli abitanti dei casali si sollevarono e li uccisero. In seguito a ciò gli abitanti dei suddetti casali decisero di unirsi e di edificare la nuova città, al cui interno edificarono tante contrade con chiese quanti erano i casali di provenienza.
Nel 1382 Nannolo Minutolo compra da Angelo de Actavolis la terra di San Valentino con i suoi casali di Casatori e delle Curti.
Alla morte di Giovanni Battista Capece Minutolo, avvenuta il 21 settembre 1583, il feudo passa al figlio Troiano Capece Minutolo il quale ne paga la tassa di successione il 15 settembre 1584.
Alla morte di Giovanni Battista Capece Minutolo, avvenuta il 22 febbraio 1654, il feudo passa al figlio Francesco Maria Capece Minutolo.
.....Maria dice che ha la terra di Lauro con i suoi casali Felino, Fontana, Taurano, Muscano, Yma, Quindici, Bresagra, Beato, Pignorio, Migliano, Casola, Dimocella, Marzano, Sopravia, Pago, Pronosano e Visciano ...
28 agosto 1521.
...... Faccio erede universale Scipione Pignatello mio nipote, figlio primogenito di mio fratello Camillo. Voglio che il mio corpo venga seppellito nel monastero di San Giovanni del Parco solo con dodici torce e senza alcuna pompa nella sepoltura che ho fatto dietro l'altare maggiore in cui sono sepolti i corpi di Isabella Caracciolo mia moglie e mio figlio Camillo.... E succedendo in Napoli il mio corpo sia depositato nella chiesa di Santa Maria senza pompa e si trasferisca alla detta sepoltura di Lauro. Item lascio che il corpo di Mutio Pignatello mio figlio debba condursi alla stessa sepoltura dentro il medesimo tabuto che si ritrova al presente nella chiesa di Santa Maria dei OPignatelli ... Lascio ad Ascanio mio figlio 46.000 ducati correnti ....
1955. Ecco un altro amico ci ha abbandonati: uno dei più cari che lasciano un vuoto incolmabile nel nostro cuore. Il lutto è gravissimo per tutti: per la sua famiglia, che è stata improvvisamente colpita da tanta sventura; per la scuola, che ebbe in Lui un nobilissimo rappresentante; per la scienza, alla quale l'Ammendola, come vedremo, recò un valido contributo; infine per la nostra rivista, di cui egli fu non un semplice abbonato, ma anche un sincero ed entusiasta sostenitore. L'ultima cartolina, che qui riproduciamo, era datata dal luglio .... Egli era nato da Gaetano e da Tortora Rachele a San Giuseppe Vesuviano il 2 settembre 183 e mancò ai vivi in Napoli il 6 luglio di quest'anno ..... (V. D'Agostino, In morte del prof. Giuseppe Ammendola, Edizione Ruata, Torino, 1955)
Solo un immenso ed indomabile atto di amore dà un senso completo alla vita e alla poesia. Tale verità, valida in tutti i tempi, rivela una sua pregnanza semantica, soprattutto, nel mondo attuale, ove il grido rozzo, volgare e sguaiato, di mero effetto mediatico, tenta di violare, persino, il segreto recondito delle coscienze più nobili, assorte nel loro eloquente ed affascinante silenzio.
Proprio alla suddetta sorgente cristallina di alta caratura valoriale, inverata in re grazie alla testimonianza attiva e costante, attinge la presente raccolta poetica, voluta dalla prof. ssa Maria De Luca la quale, avendo perso la figlia in maniera tragica, ha elaborato il suo ineffabile dolore personale, all’interno e all’esterno della sua professione, nei termini di ulteriore dedizione materna verso i giovani, la cui genuina voce, sintonizzandosi sulla stessa linea d’onda interiore, ne amplia l’eco formando un delicato e pensoso coro, proiettato a dimostrare la realizzazione concreta di un effettivo ponte dialogico ad ampio spettro tra il passato e il presente, tra il cielo e la terra. Ed il prodigio si dischiude in tutta la sua interezza: le parole si sostanziano in idee e fatti.
Siffatto timbro di malinconia soffusa si espande, al di là dei singoli risultati conseguiti, nelle intime fibre di tutti i componimenti poetici, impegnati, quasi all’unisono, a formulare gravi interrogativi sui novissimi esistenziali, vissuti sotto forma di attesa e di sogno, di aspirazione e di desiderio, di scatti e di progetti, di nuances e di dispetti, speculari della età innocente degli autori, dotati, però, di profondità riflessiva, in barba a falsi stereotipi di marca opposta.
Queste tematiche gravitano nell’ambito dei modelli letterari più vari, legati, in massima parte, alla esperienza scolastica recente o passata, donde prorompe ora la rima, ora il verso libero, ora la prosa ritmata. Non diverso risulta il timbro linguistico che spazia dal recupero secco del significato primigenio all’uso metaforico, dalla espressione irruente alla pausata affermazione, dalla concitata esternazione alla esclamazione strozzata tra le labbra, dalla stridente domanda al fulmineo disvelamento emozionale: ogni predilezione espressiva, che promana indicibile candore affettivo, sgorga all’insegna della imprevedibilità e della spontaneità assoluta in un gioco intricante di colori e di suoni, la cui gradazione, riverberandosi in ogni direzione con forza autonoma, crea sfondi piacevoli e suggestivi.
Inoltre il composito registro delle immagini, spaziando in lungo e in largo, mutua dai molteplici comparti della natura abbondante materiale di supporto, rivisitato nelle infime connessure e vivificato da spiccata tensione umana, donde scaturisce un mondo variegato nei topoi, ma interrelato per la compresenza dei medesimi brividi contenutistici.
A questo punto è preferibile, forse, arrestare la penna e fermarsi ad auscultare le note poetiche, la cui musica, inebriando lo spirito adagiato su di una liana sospesa nel vuoto e fluttuante al vento cosmico, corrobora ancora una volta una mia idea fissa: i giovani sono davvero interessanti sotto tutti i firmamenti dell’universo.
La nascita del presente giornale coincide con un momento particolare e delicato del nostro Liceo, polarizzato tra due opzioni antitetiche, l’espansione o lo stallo, i cui rispettivi termini di riferimento contemplano, da una parte, l’urgente ampliamento del numero delle aule con la realizzazione del sotteso progetto di una sede più grande, dall’altra, la cura esclusiva dell’esistente, incardinata nelle trentuno aule attualmente in dotazione.
Il recente flusso storico, immessosi nel filone delle sue vivaci origini, le quali affondano le loro radici nella germinazione autonomistica, avvenuta, per distacco dall’omologa istituzione madre di San Sebastiano al Vesuvio, il 1° settembre 2001, indica la proiezione direzionale in chiave espansiva, nella cui dinamica mi identifico pienamente. Tale scelta, però, richiede l’assunzione di mature responsabilità da parte di tutti gli operatori, docenti e ATA, decisi consapevolmente ad affrontare le sfide dell’immediato futuro, implicite nelle nascenti domande sociali e nel concetto stesso dello sviluppo.
In questa angolatura si innesta perfettamente il titolo stesso del giornale, “L’Urlo”, metaforicamente espressivo della esigenza generale della famiglia liceale, già pronta a mettersi in discussione in vista di ulteriori traguardi ideali, speculari del comune senso di appartenenza e dell’idem sentire. Pertanto l’urlo, alieno dall’imitare l’attuale tendenza di alzare il timbro della voce per far sentire il flebile pensiero debole, si riferisce, invece, alla forza vibrante delle nostre idee forti le quali, supportate da una forte caratura culturale, ne rivendicano la irradiazione nel territorio circostante in un benefico rapporto di feed – back. Del resto qui si annida la funzione specifica del nostro Liceo, divenuto polo di riferimento indispensabile per qualsiasi progettualità grazie all’ampio quadro di riferimento relativo alla formazione e alla istruzione, incluse nell’offerta formativa e finalizzate allo sviluppo della realtà territoriale.
Ma la novità sostanziale del giornale si concretizza nel vivo delle sue colonne, la cui essenza si alimenta con la contemporanea presenza plurale di alunni e di docenti, accomunati dallo sforzo di dare vita ad un ulteriore strumento di informazione. Così i surriferiti attori, latori di un identico programma, agiscono sinergicamente non solo per leggere il contesto limitrofo in maniera circostanziata, ma anche per incidervi in modo profondo con interventi salutari.
Con questi auspici ideativi e prassici nasce il nuovo giornale. Il programma è pronto: con l’inizio del nuovo anno scolastico daremo fiato, ogni due mesi, alle nostre voci.