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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il Comitato d'azione spinse innanzi l'iniziatica rivoluzionaria, creò in tutte le province i comitati filiali che da un capo all'altro dell'antico reame paralizzò la reazione, mantenne con mirabile fermezza l'ordine, agevolò con ogni mezzo l'opera di Garibaldi ed agì con tanta efficacia sulle moltitudini che in quei momenti di vero entusiasmo non esitarono a comprendere ed a proclamare l'unità e l'indipendenza d'Italia. Di questo comitato cos' solerte, cos' benemerito della Patria erano principali direttori Luigi Zuppetta, Nicola Mignogna, Filippo Agresti, Aurelio Saffi, Giuseppe Libertini,................. Ebbene tutti costoro che all'arrivo di Garibaldi potevano o dovevano mettersi a capo del rinnovamento delle nostre travagliate province con somma buona fede o massima ingenuità da fanciulli abbracciarono i volponi del comitato dell'ordine ........
Zupelli cav. Vittorio, colonnello comandante della piazza di Derna al principio della nostra occupazione in Libia, seppe provvedere con giusto criterio alla sistemazione delle prime difese, dare inizio ad importanti lavori, organizzare un primo impianto di servizi civili. Con successi riportati in parecchi scontri col nemico oltre la linea di difesa, conseguì l'ultimo risultato di garantire il presidio e la città da attacchi nemici e di affermare il prestigio delle nostre armi e della nostra forza presso la popolazione indigena. Derna, ottobre - novembre 1911.
1) Giuliano Carmine, Via Santa Maria a Cancello, n. 3; 2) Apicella Fortunata Vico Scassacocchi, n. 29; 3) Balsamo Carmine, Via S. Onofrio alla Vicaria, n. 33; 4) Candia Carmela, Vico 5° Duschesca, n. 40; 5) Cacace Onofrio, Largo Cavalcatoio, n. 29; 6) Campo Pasquale, Via San Nicola dei Caserti, n. 44; 7) Cetrandolo Carmela, Largo Cavalcatoio, n. 6; 8) Esposito Rosa, Vico 1° Duchesca, n. 40; 9) Froncillo Giuseppe, Vico Quaranta, n. 21;
31 marzo 1861. Giuseppe Gervasi ................ Sentite, Conte strenuissimo, voi ci avete considerati e forse ci considerate tuttavia i più solenni minchioni di questo mondo. Fino a un certo punto, voi non avete torto. Voi ci avete canzonati e noi zitti. Voi ci avete ingannati e noi zitti. Voi ci avete traditi e noi zitti. Voi ci avete spogliati e noi zitti. Voi ci avete arrestati e noi zitti. Voi finalmente ci avete scannati e noi zitti.......... Per bestia che sia un uomo, per scellerato che sia non può spingere la scelleratezza e la bestialità fino a commettere le sciocchezze e le scelleraggini che avete commesso voi. Voi dunque avete agito in considerazione di un calcolo. E' chiarissimo. Voi in Napoli non avete più un amico, voi siete esecrato ...... ............ Io credi di adempiere al mio obbligo di cittadino e di giornalista pubblicando qui appresso alcune lettere dalle quali gli italiani tutti vedranno che quando si era in tempo non si è mancato di scongiurare ciò che poi è avvenuto e che indubitamente dovea avvenire.
Giuseppe Gervasi, direttore de La Pietra Infernale.
La prima bandiera italiana purosangue con la bianca croce sventolò nel caffè d'Europa a Napoli. I primi bollettini dei Comitati bianchi e azzurri si diffondevano nel caffè d'Europa. Le prime notizie vere e le prime notizie false e pallonesche girano nel caffè d'Europa. I primi dispacci elettrici delle vittorie della guerra d'Italia piombarono in questo caffè. Nel Caffè sullodato vi sono state per l'innanzi le più invisibili spie e le primarie celebrità di fuori Napoli e contorni. Il gran torto che nel primato morale e civile di Gioberti trovano gliantigiobertiani napoletani fu appunto che l'abate non aveva tenuto conto nella sua opera del Primato caldo e freddo di Donzelli. Infatti il caffè che si paga caro in Napoli è quello è quello del caffè d'Europa. I migliori gelati che si sorbiscono da noi sono i suoi. Donzelli fu il primo a stringere parentela gelata con Napoleone III. Egli creò il Plombière alla Donzelli. Ora ha inventato un gelato omeopatico detto Biscotto alla Piemontese. E' una bandiera italiana in cui: Il verde è pistacchio da lungi venuto, il rosso ananassa dal succo premuto, il bianco è dei frutti l'amabil sapor. E in mezzo a tutto questo la croce obbligata che, mangiandola, si fa benedire cento altre volte di più. Infine, dopo che la città fu invasa dai rossi garibaldini, il caffè d'Europa fu la prima piazzaforte, confortatrice di palati e ventri ad essere invasa da loro. Ora gli antichi immancabili abituarti, i nuovi liberali non della vigilia, né dell'oggi, ma del domani, hanno ceduto gentilmente il posto ai Garibaldini. Ora un borghese nel sullodato caffè è come una mosca bianca, mentre sarebbe una bella mescolanza .......... I Tuoni, 15 settembre 1860.
Io sto facendo un'opera utilissima per tutti i facchini, tutte le trecche del mercato, tutti i lions che s'abbaruffano, tutte le serve e le padrone, gli osti e gli avventori, e questo è il Vocabolario delle ingiurie. Non vi è mai occorso di sentire due che si scagliano a gara ingiurie sanguinose; ma dopo due o tre scambi di proiettili, muor la lingua in bocca perché non sanno andar più in là? Ecco un inconveniente a cui bisogna riparare e a cui riparerà l'opera mia. La dividerò in capitoli: ingiurie plateali (come direbbe un professore)innobili, ingiurie sesquipedali, ingiurie senza guanti, ingiurie in guanti bianchi, ingiurie letterarie, ingiurie ecclesiastiche ec. ec. Il più curioso sta nel luogo dove vado a pescare tutto questo tesoro di lingua. Sapete dove? Nella parola di Dio! Scusate la bestemmia; ma non è la mia. Leggendo le encicliche e le allocuzioni papaline e le pastorali vescovili, ho strabiliato al vedere di quanta eloquenza contumeliosa siano ricche. Al mio Vocabolario metterò per motto: Il papa è il mio maestro. Per darvi un saggio del mio libro, vi darò lo spoglio che ho potuto fare dell'ultima allocuzione. La liberazione delle Marche e dell'Umbria è intitolata in tutte queste differenti maniere: eccesso nuovo e inaudito, sacrilega audacia, empia usurpazione, improbo intrigo, empia e criminosa aggressione, barbara irruzione, ingiusta e crudele invasione, iniqua imprudenza ed ipocrisia, nefando ardimento, scellerata e non mai esecrata aggressione, detestabile avvenimento, immane violazione, latrocinio .... C'è da scegliere. Un governo liberale e nazionale si può ingiuriare con tutti questi titoli: imprudente, menzognero, calunniatore, perverso, ipocrita, indegno, turpe, ladro, comunista, e istitutore di case di meretrici. Una guerra di indipendenza, come quella del 1959, è, secondo l'Evangelo di Pio - Pio, una guerra funesta; i generali che vincono selvaggi (il papa, dopo avere una volta confutato Azeglio, ora lo copia); le armi liberatrici parricide; e un Re Galantuomo figlio degenere. Finalmente ..... Sapete bene che quando uno ha riversato tutto un sacco di ingiurie e non sa proprio più dove andarne a pescare, libera il suo avversario con un vatti a far .... qualche cosa. Il papa finisce proprio cos. La rubrica vatti a far .... presenta molte varianti. ........... I Tuoni 22 ottobre 1860.
Milleottocento sessantun'anno addietro era governatore di Gerusalemme S. E. Ponzio Pilato. Dovendo costui, per antica consuetudine, liberare ad ogni festa un prigioniero al popolo: - Quale volete che io vi liberi, chies'egli alla moltitudine, Barabba o Cristo? - Barabba risposero tutti; sia crocifisso il Cristo. Milleottocento sessantun'anno più tardi, nel mattino di giovedì, fra 418 che erano gli elettori di Montecalvario soltanto duecentododici, disperdendosi, si sono pronunciati per Barabba, cioè per Blasio, e 205 per Cristo, cioè per Nicotera. Meno male! conchiudo io, l'Umanità migliora. Allora le moltitudini erano tutte per i birbanti - oggi sono divise; di qui a qualche anno esse saranno tutte per i galantuomini. Del resto, miei strenuissimi signori 212, solo una cosa, per scrupolo di coscienza, io vò ricordarvi. Degli uomini come Blasio se ne trovano quattro per ogni cantonata, e, disgraziatamente, qualche volta otto; di quegli come Nicotera s'ha da camminare miglia moltissime per trovarne uno solo ... e spesso si va a casa con le mani vuote. Ed ora, ispiratevi in Santa Maria Maddalena e buona digestione. Giuseppe Gervasi.
Subirò per questo articolo un altro giudizio forse – non monta. Lo dissi una volta e oggi lo ripeto. Quando pure mi pesasse sul collo la mano del boia, basta che non la stringa tanto da togliermi la voce, io direi quello che a me parrebbe di dover dire. Coi processi non fate niente, o signori del governo; - perché io taccia bisogna che voi facciate la giustizia e bisogna che non attentiate alla libertà della patria e bisogna che facciate il suo bene e che al servilismo che usate coi potenti e alla ferocia che mostrate coi deboli sostituiate per tutti la bontà; e bisogna che all’interesse che avete di conservarvi i posti, sostituiate l’amore pel paese, al governo del quale, per disgrazia nostra siete oggi preposti. E basti il preambolo Due soli individui io conosco che per avventura meritino di essere imbeccati prima del Cardinale Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli. Essi sono il primo colui che ebbe il codardo pensiero di richiamarlo nella sua diocesi, l’altro quei che potendolo allontanare ha la codarda tolleranza di mantenervelo …….. Ma che razza di Governo è dunque il vostro? Si direbbe che scopo della esistenza sia il mangiarvi i soldi e mezzo per coonestarlo l’inferocire contro la Pietra Infernale. Ma, santo Dio. Uomini del Governo, se amate tanto la moderazione, come farete se un giorno questo popolo che pure nasce da quello di Masaniello e che finora non so per farvi piacere o per insegnarvi in qual modo s’ha da amare la patria, ha spinto la moderazione fino alla pecoraggine, come farete, dico, se questo popolo getta lungi da sé il mantello della pazienza e irrompe fino nel covo dove si nasconde la serpe che voi volete nutrire del suo sangue e la getti a capo giù dalla finestra? …….. Giuseppe Gervasi.
La fondazione della Casa Santa dell'Annunziata si deve all'opera di due fratelli Scondito i quali, per concretizzare il voto fatto nelle prigioni della Toscana, istituirono a Napoli, intorno al 1304, un ospedale per i poveri, una chiesa ed una congrega che l'amministrasse, in un luogo chiamato "mal passo". Alcuni anni dopo la regina Sancia, moglie del re Roberto, comprò tutta la suddetta struttura e la dedicò alla Maddalena. Quindi vi trasferì un asilo per "le donne di mala vita". Inoltre in un luogo vicino più spazioso edificò una chiesa e un ospedale nuovi, ove ora si trovano l'ospedale e la chiesa dell'Annunziata. Ampliato l'edificio dalla regina Giovanna nel 1433, fu dotato di molti beni da Margherita di Durazzo, madre del re Ladisao, e da alcune famiglie nobili di piazza Capuana. Si aggiunsero doni e legati, elargiti da cittadini e stranieri, nonché immunità ed indulgenze concesse dai pontefici. Così l'istituto fu in grado di ampliare le sue opere di beneficenza a favore della collettività, tanto da diventare la più bella testimonianza della carità napoletana di quel tempo.
Quale è stata la causa di queste sommosse? Fu sparso sangue , si violarono diritti, fu leso lo Statuto, e quest'anarchia dura, non è finita; quale ne è la ragione prima? Nel domandarvela non faccio che ripetere la voce della vostra stessa coscienza. Quale è la causa di tale disastro? La causa è una sola: la legge del macinato che avete pubblicato. Intendetemi, io qui sono in un'aula legislativa coi diritti del deputato e del deputato politico. Se, dopo aver parlato contro una legge, vedendone i mali effetti, dovessi lodarla ed ossequiarla, io negherei me stesso, e perderei l'inviolato diritto che rimane a tutte le minoranze che le riscatta nell'interesse generale delle loro momentanee sconfitte. Perciò in questa aula dove non sono né giudice né soldato né magistrato, io accuso la vostra legge. Che fate voi, ogniqualvolta prendete una responsabilità e vi credete felici sulla via da voi scelta? Voi ve ne vantate e citate, per esempio, il rialzo della rendita, o l'esito felice di certe vostre trattative per mostrare che la vostra politica trionfa. Quando non riuscite, permettetemi di dirvi che voi cadete, che voi compromettete lo Stato, che voi manomettete la sicurezza pubblica.
Noi abbiamo parlato di continuo contro la legge del macinato cui ricorrevano gli onorevoli miei colleghi della destra, ai quali dirigo più specialmente il mio discorso. Voi non eravate lieti di vedervi addotti al duro passo di votare questa tassa e vi dicevamo allora: non votatela, scegliete qualsiasi altro mezzo, questa vi dicevamo tutti, è una legge di disperazione. Or bene, ecco la disperazione.