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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
12 agosto 1900. Signori! Io vi vedo qui raccolti, intenti ed ansiosi, nel cuore certamente commossi, voi rappresentanti diretti di quel popolo buono e sagace ch'Egli amava, ad onorare la memoria di Colui che è sempre presente nelle menti vostre, del nostro Re, di Umberto I di Savoia! E lasciate che io vi creda qui convenuti non per vacue e stolide ed anfibie formalità burocratiche, non perché la consuetudine ed il decoro d'ogni comune d'Italia vuole così, ma per uno slancio veemente e subitaneo, immenso e generale che è degno dei vostri cuori; per il desiderio di onorare solennemente colui che moriva martire del suo dovere, colpevole solamente di troppa clemenza e gentilezza ..... Ed egli fu il re de' nuovi tempi, colui che poneva le basi del suo regno non nella forza e nella repressione, ma nella volontà dei suoi sudditi e nella loro devozione. Nepote di principi fieri e belligeri, Egli ammorbidì la sua indole guerriera col gesto paterno di uomo mite e sapiente, e la mano coraggiosa che levò alta nel turbine della guerra la spada degli avi, la mano che ferma a Villafranca mostrò ai suoi soldati la falange nemica da sbaragliare, quella mano egli stese ad ogni infelice, come ad un fratello, non con gli occhi fissi nei suoi occhi, assistendo ai suoi tormenti....... O signori, Egli, dopo tanti secoli, faceva rivivere il condottiero di popoli omerico, l'eroe del mito, che, in diretta comunicazione coi suoi sudditi, ne risente tutte le gioie e tutti i dolori .... E quest'infame, quest'infame che squarciò col piombo crudele il petto di Umberto di Savoia, è di quello stesso generoso popolo di Toscana che mandò la sua più arridente giovinezza, quale sublime olocausto per la salute dell'Italia, nei ripari di Curtatone e di Montanara? No, o Signori, perché il delitto commesso per sola bramosia di sangue, per solo impeto selvaggio, non ha patria ..... O Signori l'infamia del regicida non può cadere sul capo del popolo Italiano; Umberto I di Savoia fu ucciso da un forsennato senza patria e senza Dio! Ma a che indugiare sulle gesta dell'assassino? Che il suo nome non sia né pure pronunciato per non profanare quest'aula. L'oblio cada su lui; e rimanga nel nostro cuore il solo ricordo del buon re e delle sue azioni ... Signori, Il figlio di Umberto I sarà degno del padre, come dell'avo, ed ieri l'ha giurato, seguirà queste orme incancellabili che resero felici il regno di Umberto; Egli è giovine e forte, ascende il trono impavido e sicuro, riponiamo in Lui la nostra fede come Egli l'ha riposta grandissima nel suo popolo. Iddio vorrà proteggerlo per lunghi anni. A Lui oggi il nostro saluto, a Lui l'attestato della nostra devozione e della nostra speranza! Viva il RE!
1883..... Ormai è un assioma che la natura esteriore ha un'efficace influenza sulle condizioni fisiche, economiche e morali di un popolo. Permodoché si potrebbe a priori ritenere che le due frazioni, che domandano costituirsi a comune indipendente, stante la postura di suolo, su cui abitano, la produttività agricola dei terreni coltivati e la guardatura di cielo del tutto diverse da quelle del capoluogo, Ottaiano, aver debbano le dette due frazioni indole, costumi e bisogni diversi da quelli di Ottaiano medesimo............Da quanto abbiamo precedentemente discorso, si può derivare che fra Ottaiano e le frazioni di San Giuseppe e San Gennarello, essendovi diversità di suolo, di attività commerciale e di indole, essere vi deve, per conseguenza, diversità di bisogni e di interessi cozzanti tra loro. Di modo che la storia di questi diversi paesi è storia di lotta continua. Uno studio minuto sui documenti esistenti negli archivi metterebbe lo scrittore in grado di compilare la storia di questo Comune, la quale sarebbe quella che si può avere tra schiavi e tiranni, tra vassalli e feudatari, tra servi e padroni, cioé storia di soprusi di tirannia, di ingiustizie di spoliazioni da una parte e di servilismo, oppressione, miseria ed odii implacabili dall'altra, la storia insomma del diritto della forza, che schiaccia la forza del diritto. In queste frazioni non vi era bisogno, diritto urgente, che non veniva sconosciuto dagli Ottaianesi, in queste frazioni fino al 1860 non si era speso un centesimo per opere pubbliche, per istruzione e tutto quanto altro richiede un paese civile. In Ottaiano strade lastricate, opere di beneficenza, istituti civili; e qui, nelle frazioni, fino al 1860 non vi erano mezzi di viabilità ed i cittadini erano costretti a transitare per entro gli alvei, che qui tenevano luogo di strade! Aggiungete che questi alvei, sia perché mal tenuti, sia perché traversavano i più popolosi quartieri, erano cagione di continui allagamenti e sotterramenti e la viabilità spesso interrotta. Eppure gli Ottaianesi, che erano a capo dell'amministrazione di questo Comune, tutto vedevano ed a nulla provvedevano; i cittadini delle frazioni non avevano altri diritti, che quello di pagare, ubbidire e tacere! Inde irae, di qui l'odio implacabile di queste popolazioni, le quali, per sottrarsi ad uno stato di cose insoffribile, escogitarono come unico mezzo separarsi dal Capoluogo. Perciò questi cittadini non si lasciarono sfuggire una sola occasione propizia, senza fare istanza alle autorità competenti, onde costituirsi a comune indipendente e così di generazione in generazione si è tramandata fino a noi questa incessante aspirazione, questo continuo e vivo desiderio. Per modo che oggi il capo di famiglia racconta nel seno di questa ai propri figli e nipoti le continue istanze dalle precedenti generazioni avanzate in tal proposito e gli ostacoli che incontrarono nello stesso modo come la nonna possa raccontare ai propri nipoti, nelle lunghe notti d'inverno, il racconto delle fate o delle streghe. Dunque l'idea della divisione non è consigliata da uno o pochi interessati, non è invocata per fini secondari o per private animosità, ma finora è stata l'eterna questione di questo paese e lo sarà fino a quando non avrà la sua definitiva soluzione; questa idea è tradizionale in queste frazioni ed è diventata sangue del sangue di questi cittadini e carne della propria carne. Ed a ricordare qualche epoca, in cui questi cittadini hanno fatto le pratiche per ottenere questa invocata divisione, citeremo le seguenti: 1) Al 1820 le tre frazioni San Giuseppe, Terzigno e San Gennarello rivolgevano al Parlamento Nazionale di allora un'istanza per dividersi dal Comune di Ottaiano. Questa istanza venne accompagnata da una memoria, da cui traspare l'odio delle frazioni, ispirato dalla deplorevole ed impossibile condizione loro fatta dal capoluogo. 2) Al 1832 la frazione San Giuseppe avanzava altra domanda per erigersi in Comune distinto, la quale domanda fu accompagnata da parere favorevole del Sottintendente di allora e quando il Consiglio di Intendenza stava per emettere il suo avviso definitivo, l'Intendente, in omaggio al dispostismo di quei tempi, sospese per ignote ragioni ogni ulteriore procedimento. 3) Al 1848 si rinnovò dai Sangiuseppesi la medesima istanza, chiamando in vigore le pratiche precedenti, ma il principe di Ottaiano, ex feudatario di questo Comune, tali e tante pressioni e minacce usò contro i notabili cittadini di questa frazione, che si fu costretti anche per le mutate condizioni politiche a sospendere ogni ulteriore pratica a tal uopo iniziata. 4) Al 1862 i cttadini di San Giuseppe e San Gennarello, a mezzo dei loro consiglieri, deliberarono trasferirsi la sede municipale nella frazione di San Giuseppe ed in tale circostanza la minoranza del Consiglio comunale e il Consiglio provinciale ebbero a manifestare il loro parere favorevole alla divisione di questo Comune. 5) Al 1869 le frazioni San Giuseppe e San Gennarello rinnovarono ancora una volta le istanze per erigersi a comune indipendente, alle quali aderì questo Consiglio comunale e fece pienamente diritto il Consiglio provinciale per unanime deliberazione del 1871. Ma poscia mercé le influenze dell'Ill.mo Prefetto di allora, che fece venire presso di sé la Giunta di questo Comune, si costrinsero questi cittadini a non persistere ulteriormente sulla domanda della divisione, promettendo loro il trasferimento della sede comunale e della pretura nella frazione San Giuseppe. Ma posteriormente si raffreddarono le cose e queste abbandonate, quanto infelici, frazioni nulla ottennero ed ancora una volta le promesse rimasero promesse, per cui potrebbero a ragione dire con Amleto: parole , parole, parole. 6) Ora i cittadini di San Giuseppe e San Gennarello, a mezzo dei loro elettori, in numero di 282 della prima frazione su di una lista di 326 e di 56 di San Gennarello su di una lista di 59, fanno di nuovo istanza, mercé due domande in data 1° settembre 1883 di costituirsi a comune libero ed indipendente dal capoluogo, che se n'è fatta la istanza, per quanto a noi risulta ben sei volte e seguendo la legge fisica: motus in fine velocior, si è andata la detta istanza ripetendo sempre più frequentemente giovandosi di ogni propizia occasione. E quello che è più da rimarcarsi si è che in ogni mutazione politica in senso liberale, quest frazioni hanno fatto istanza per ottenere la desiderata divisione; così è avvenuto al 1820, al 1848, al 1862. ......... (Estratto dalle "Ragioni in sostegno della divisione del Comune di Ottaiano, Fratelli Brancaccio, Napoli, 1883).