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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il requisito fondamentale di un linguaggio di comunicazione deve essere l’immediatezza e la comprensibilità del contenuto che trasmette. Nella Società dell’Informazione e nell’era in cui internet si attiva sempre più per creare un dialogo con gli internauti, l'autore lancia il suo blog. Qual è il livello di comprensione dei nuovi vocaboli della comunicazione digitale e multimediale? Qual'è la conoscenza storica del territorio Vesuvuiano? Questi sono i temi che vorrò discutere e indagare da questa piazza virtuale grazie all’apporto di tutti coloro che vorranno comunicare le loro impressioni ed esperienze. L’invito è quindi quello di proporre e alimentare discussioni su argomenti per tutti i cittadini, all’insegna della semplicità, della chiarezza e della precisione. Sono quindi bene accette le impressioni, le osservazioni e i dubbi per avere la possibilità di creare una conoscenza diretta e diffusa che permetta di vivere realmente questo cambiamento piuttosto che subirlo!
(Storia\Napoli) SAN GENNARO VESUVIANO. UN CUORE ANTICO. Nascita e sviluppo dal XVI sec. al 1850. Luigi Iroso. Presentazione di Mario Sbarra. SAN GENNARO NEL CATASTO ONCIARIO. Anna Lucia Iroso. Anselmi. 1998.
Due volumi in cofanetto. Brossura. Ottimo stato. Con le riproduzioni di antichi documenti...
Nell'anno 1906, il pellegrinaggio a Montevergine acquista una importanza eccezionale sia per il popolino che per gli abituali fedeli di Napoli, in quanto entrambi vogliono ringraziare la Madonna Schiavona per essere sopravvissuti alla terribile eruzione del Vesuvio.
Di conseguenza l'afflusso delle carrozze risulta enorme, dalla sfarzosa vittoria (carrozza familiare con i cavalli impennacchiati) al modesto sciaraballo (carro con sedili di legno), dal due ruote con il camminatore (cavallo da trotto) al piccolo biroccio con l'asinello.
Anche qui il denaro fa la differenza sostanziale e recitano un ruolo di primo piano i negozianti della piccola borghesia che, godendo di una cospicua agiatezza economica, possono permettersi di spendere somme enormi in cavalli e in vestiti, soprattutto, femminili, cui si accompagnano gli immancabili e preziosi gioielli.
Il cerimoniale inizia all'alba di venerdì, 1° giugno, allorché gli stallieri di grido, tra i quali ricordiamo Stingo, Forgiane, Carpentieri e Pascalotto, danno gli ultimi tocchi ornamentali alle carrozze. E' noto che il primo di costoro abbia un allevamento di pappagalli, alle cui code policrome ogni anno strappa le piume per ornare i finimenti dei cavalli. A porta Capuana si accalca la solita folla di popolani, di operai e di patiti (tifosi) i quali, mettendo in campo notevoli doti di osservazione e di competenza, aspettano con ansia il passaggio degli equipaggi, per emettere giudizi di merito o di demerito non solo sulla bardatura degli animali, ma anche sull'abilità dei cocchieri, entrati nell'immaginario collettivo con i loro specifici nomignoli e pronti a cimentarsi nella consueta arretenata (corsa veloce) sulla via di Poggioreale.
Il tutto si svolge nel fracasso assoluto, acuito dallo schioccare delle fruste, dall'applauso degli spettatori e dalla esplosione di assordanti bombe carta all'altezza del ponte di Casanova. In siffatto clima festante procedono le variopinte carrozze, ognuna delle quali presenta proprie caratteristiche inconfondibili.
La tirannica legge dello spazio ci impone di delimitare al massimo la nostra ottica e di soffermarci, soltanto a titolo esemplificativo, su qualcuna di esse.
Così Ferdinando 'o russo guida, con finimenti di cuoio inglese di colore arancio, due focosi bai, sulle cui teste sovrastano ventagli di piume rosse di pappagallo come sui fanali della vittoria. All'interno della carrozza vi sono i fratelli Cacace, noti negozianti del Porto i quali, a detta del popolino, faranno cantare una canzone scritta da un poeta popolare in loro onore.
Peppe 'o Fruscio, invece, guida con finimenti di cuoio inglese di colore paglino, due sauri bardati con penne di pappagallo e borchie d'argento. La vittoria trsporta i coniugi Macchiolella, Giuseppe e sua moglie, che vengono ogni anno da Tunisi per compiere il pellegrinaggio.
In successione sfilano 'o figlio d'ò Russo, Vicinezo piedecurto, Gennarino 'e Pusilleco, Torre zeppulella, Aniello 'o sindeco, Raffale Pachialone, 'o bizzuoco, 'o figlio d'ò marchese e moltissimi altri, circa trecento, in direzione della provvisoria meta di sosta, che può essere Nola, o Mercogliano, o Mugnano del cardinale o Santa Filomena o Avellino, ove i cavalli godono il meritato riposo.
La marcia per tutti riprende domenica, 3 giugno, allorché le carrozze procedono alla volta di Montevergine tra un coro gioioso di preghiere e di canzoni, di cui rimane estasiata la duchessa di Aosta, che ha voluto arrampicarsi per l'erta montana sulla groppa di un asinello.
In serata, dalle diciannove alle venti, quaranta carrozze sfilano a Nola attraverso il seguente percorso cittadino: piazza principe Umberto, via Duomo, piazza d'Armi, via principessa Margherita, San Felice e San Paolino.
Al termine della esibizione la commissione per l'assegnazione dei premi, riunita nella sala municipale, emette il seguente verdetto: cinque bandiere di raso, ciascuna di colore diverso, sono assegnate alle vittorie di Carpentieri, di Ferdinando Borrelli, 'o nevaiuolo di Portici, di Francesco Caianiello, di Pasquale Improta e di Pasquale Mirabelli; le cinque menzioni onorevoli alle vittorie di Vincenzo Calabrese, di Giuseppe Pastena, al biroccino di Giovanni Alianiello, al biroccio di Andrea Attanasio detto 'Ndreuccio, alla vittoria di Vincenzo Stinco.
Dopo che evaporano le sfrenate effusioni di gioia e il sussurro, velato o malcelato, di qualche mugugno circa le decisioni della giuria, su tutti cala il sonno ristoratore.
Nel pomeriggio di lunedì, 4 giugno, le carrozze giungono a Napoli, ove i cavalli eseguono l'ultima galoppata al Ponte della Maddalena e le signore felici sfoggiano il terzo vestito.
La storiografia ufficiale, nell'affrontare la rivolta di Masaniello, ne delimita la reale forza d'urto sia in termini temporali che fattuali, offrendoci un quadro d'insieme incompleto e mutilo, che inizia e termina con la esperienza "politica" del protagonista.
Tale visuale, scritta con l'inchiostro apotropaico dei vincitori, sacrifica, tra l'altro, la bontà del tributo di sangue popolare, pagato, soprattutto, dalla nostra provincia che, in questo momento, recita un ruolo di primaria importanza nell scontro frontale con l'arroganza dei feudatari oppressori.
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L'eruzione del Vesuvio dall'epicentro di San Giuseppe Vesuviano e di Ottaviano all'intero circondario.
Edizione 2006 "Quaderni Vesuviani" - San Giuseppe Vesuviano
Edizione 2006 "Quaderni Vesuviani" - San Giuseppe Vesuviano
Il centro storico di San Marzano si effonde lungo la strada principale, sul cui tratto iniziale si erge la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie.
Nella parte centrale si slarga la piazza, ove si trovano la chiesa madre di San Biagio, la taverna e diverse botteghe, al momento chiuse.
A destra e a sinistra dell'arteria principale si dipartono diverse strade secondarie, ove si susseguono le case dei cittadini, la maggior parte delle quali ad un piano e a tetti, le altre a due piani e con lastrici.
Il territorio di Casoria, che dista dalla capitale partenopea cinque miglia, si intreccia e si confonde con quello degli altri paesi circonvicini, anch'essi casali di Napoli, come Ponticelli, Afragola, San Pietro a Patierno e Casavatore.
La vegetazione del suolo, irrorato opportunamente da costante ricchezza idrica, costituisce il bacino di approvvigionamento per soddisfare le esigenze concrete del potere centrale e locale.
Non a caso proprio alla estrema periferia casoriana, in massima parte paludosa, giacciono sconfinati poderi terrieri: essi spesso si presentano con le caratteristiche tipiche di enormi masserie o di immensi latifondi, appartenenti ad alcune importanti famiglie nobili che pagano le relative tasse.
La data di nascita della identità di Poggiomarino nell'ambito della realtà strianese, territoriale ed amministrativa, di cui fa parte integrante, risale al 6 aprile 1738, sancita con l'atto notarile di Giuseppe Antonio Cantore. Nell'occasione Striano è rappresentata dal sindaco Girolamo Sparano e dall'Eletto Andrea Sparano. Ben più nutrita risulta la rappresentanza di Poggiomarino, formata dall'Eletto Simone Mottola, da Costantino Sorrentino, Domenico Antonio, Giuseppe Nappo, Giuseppe Orlando, Lorenzo Sorrentino, Francesco Cantore, Mario Pizza, Arcangelo Aliberto, Nicola Sorrentino di Gioacchino, Domenico Sorrentino fu Gaetano. Questi ultimi ribadiscono l'osservanza degli oneri daziari presi precedentemente, per cui si impegnano, a nome della nuova realtà, rappresentata dai quartieri Poggiomarino, Santi Giacomo e Filippo, a pagare trecentoventi ducati all'Università di Striano ed in compenso ricevono l'assistenza terapeutica di due medici, di cui un "fisico" e l'altro chirurgo, nonché la facoltà di aprire "botteghe di grassa, vino, pane, carne ed ogni altro".
STALLA: Diciassette cavalli, cioé quindici per carrozze e due di sella, otto di essi al servizio del signor Duca. Sei mule, anco per carrozza, quattro di esse al servizio della signora principessa. RIMESSA: Una carrozza a quattro luoghi di velluto cremisi con cannottiglie d'oro, intrecciatura con retene, false retene e freno con fiocchi alla reale, anche l'intrecciatura con cannottiglie d'oro e finimenti di alacca rossa per servizio della duchessa. Un'altra carrozza a quattro luoghi di velluto cennerino di lana, con sei intrecciature dentro e fuori, con suo finimento di ottone. Un carrozzino a tre luoghi di velluto cremisi di lana, con sua intrecciatura di lana dentro e fuori, con suo finimento di poco ottone per il duca. Una carrozza di velluto verde, con intrecciatura di seta dentro e fuori con suo tuppo, retine e false retine, freno e fiocchi alla reale e finimenti di ottone nella detta carrozza per la principessa. Un carrozzino all'inglese di velluto celeste con suo finimento all'inglese, ottonato anche all'inglese, retene e false retene e freno, intrecciatura dentro e fuori, con suo tuppo e fiocchi alla reale per il duca. Un altro carrozzino all'inglese di velluto di ferma agghiacciato con sua intrecciatura dentro e fuori e con suo tuppo e suo finimento non all'inglese. Un altro carrozzino giallo di pelle per trapazzo con finimenti lisci senza ottone. Un barroccio di velluto verde con intrecciatura dentro e fuori con retene, false retene, freno e fiocchi alla reale, con suo finimento di alacca bianca........
Uscendo nella prima tesa della grada a mano sinistra vi è un quartino, dove dimorava il fu principe Michele. Una boffetta di legname con panno verde. Due boroncini di noce. Dieci sedie di paglia verde sdragallate d'oro, una tavola ad uso di scrivania di noce. Un borò di noce con vari tiratori, Salendo s'impiana nel quarto grande. SALA: Quattro cassabanchi per servitori, tutti dipinti, e nelle spalliere l'Armi della Casa Ecc. Un tosello di tela di Portanova di color giallo, con francia simile e sottocoverta ricamata l'impresa della Casa Ecc. Sette sedie tinte verdi sdraggate d'oro. Una boffetta di pioppo. Un torciere.......