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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Volendosi sapere il cammino antico del fiume Sarno ossia Drago, a differenza di quello che si vede oggi portarsi dalla città di Sarno sino alla Marina accanto allo scoglio seu isoletta detta di Rovigliano, oltre di altro fiumicello separato, che dicesi della foce di Sarno, il quale porta per alveo artefatto e separato sino ai terreni sopra la Torre dell'Annunziata ed ivi fa più artifizi, come odiernamente si vedono nella fabbrica di schioppi ed altro per ordine del Re Cattolico e conseguentemente le Molina del patrimonio di Sarno e più sotto cartiere e valchiere del principe di Frassia. Qual fiume Sarno, le cui acque anticamente erano composte così dalle acque che nascono nella Foce e nella Città come da quelle di Santa Maria, San Mauro di Nocera e da altre sorgenti, che sono a mano destra salendo e così unite si portavano nel mare, ove è la presente imboccatura a Rovigliano, era nei tempi antichi dipartito in due, uno alquanto piccolo il quale univa le acque di Santa Maria, di San Mauro e di altre sorgenti dette di sopra che si portavano nel mare e l'altro ben grande e navigabile, il quale si componeva delle totali acque del Sarno e Foce, le quali portandosi per un alveo verso Nola e da ivi per le campagne verso Marigliano, si univa con un altro fiumicello detto del Cranio che veniva dai monti di Avella, oggi ancora esistente, e poco appresso con altro fiumicello chiamato Veseri, che scorreva alle falde del Monte Vesuvio pel sito poco sotto Santa Maria del Pozzo, in dove anticamente vi era un ponte di fabbrica, qual luogo oggi dicesi Pontecitra, ove è una vasta masseria che si possiede dagli eredi del quondam Giuseppe Verduzio ...........: e camminando per tale direzione e passando per Acerra, si portava nel mare verso Patria, in dove vi era la foce di detto fiume. Per esso si potevano entrare imbarcazioni, le quali passando per detti paesi di Acerra, Marigliano e Nola si portavano nella città di Sarno.
Il 22 aprile 1780, il consigliere Giuseppe Mauri compra per trentunomila ducati il feudo di Polvica dai coniugi Costanza Santomagno e Giuseppe Ferdinando Venturi, duchessa e duca di Minervino. La suddetta cifra comprende la privativa di alcuni privilegi, tra i quali la panizzazione.