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PROTESTA CONTRO LA INVASIONE PIEMONTESE
Il sottoscritto presidente del Consiglio dei Ministri, incaricato degli affari esteri, ha l’onore di far conoscere a V. E. taluni fatti che hanno accompagnato la entrata delle truppe piemontesi nel territorio del regno e che bastano soli a definire il carattere di questa ingiusta invasione. Dopo il primo scontro con le regie truppe, il generale Cialdini avendo fatto prigioniero il generale Scotti si è creduto nel diritto di disporre che il regio giudice di Venafro indirizzasse una comunicazione al tenente generale Ritucci, con la quale dichiara che laddove fosse torto un solo capello ai prigionieri garibaldini, sarebbonsi usate rappresaglie sul generale Scotti e sugli altri prigionieri del reale esercito. Tacendo del carattere ingiusto di questa comunicazione diretta d’ordine d’un Generale comandante un corpo di truppe regolari ad altro generale il quale ritrovasi in posizione affatto simile alla sua, egli è chiaro che tali minacce non erano menomamente giustificate dai fatti precedenti, essendo noto a tutti il trattamento umano e generoso, che per ordine del Re si fa in Gaeta ai prigionieri nemici. Gli stessi prigionieri e feriti garibaldini i quali per le leggi di guerra finora accettate e messe in pratica in ogni potenza civile avrebbero senza alcun dubbio meritato la guerra, che suol darsi ai pirati, furono e sono trattati con tutti i possibili riguardi, nutriti, vestiti ed alloggiati meglio che i fedeli soldati del Re come possono essi medesimi farne testimonianza, mentre i regi fatti prigionieri da Garibaldi il 1° ottobre e condotti in Napoli costringevano a partire pel Piemonte, ove, contro ogni legge militare, si forzavano ad arruolarsi fra le milizie di Sardegna. Un altro avvenimento sul quale il sottoscritto si pregia richiamare tutta l’attenzione della E. S. perché assolutamente contrario alle prime nozioni del diritto di guerra, alle consuetudini ed all’onor militare, è la condotta tenuta dal generale Cialdini nello abboccamento che egli stesso ha sollecitato dal generale Salzano provvisorio comandante in capo dell’esercito. Recavasi il suddetto generale delle truppe del Re al luogo indicato pel ritorno presso Cajaniello, accompagnato da un plotone di cavalleria come scorta che lasciava in Teano, giusta il desiderio espresso dallo stesso generale Cialdini, che si fosse presentato solo all’abboccamento. Essendosi incontrato in Teano con un distaccamento di truppa garibaldina, lo stesso generale Salzano rivolgendosi al loro capo, lo avvertiva che quel plotone formava la sua scorta, e che egli colà lo lasciava ad attenderlo, per recarsi oltre a parlare col Cialdini secondo il convenuto. E’ inutile ripetere le parole di costui, tendenti unicamente a dimostrare la inutilità del combattimento, fondandosi su la vasta estensione della usurpazione piemontese e sui ristretti confini tra i quali si esercita la legittima autorità di S. M. Siciliana. Il generale Salzano, rispondendo tali proposte con quei sensi di fedeltà e di onore che gli sono propri, disse che il suo legittimo re regna a Gaeta e che ne difenderà l’autorità e lo Stato fino a che gli rimanga la vita ed un soldato per combattere con lui. 1° novembre 1860.
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