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IL PREFETTO DI SALERNO E LA LEGGE PICA
Lunedì (16 maggio 1862) vedevasi spettacolo miserando ed atroce – meglio che 50 cittadini, ammanettati, pervenire ordinati in lunga catena, da Salerno; e condotti, come ad insulto della legge, nella Questura di Napoli, ed ivi così legati, rimanere nel cortile senz’avere dove posare, dove sedere; per poi passare la notte in carcere. Fra essi vedevi uomini di ogni età, di ogni condizione, godere la eguaglianza dei ferri nei polsi, ed affratellati così a due a due! Compiva questo quadro desolante una quantità di donne di ogni età, giovinette sedicenni, delle pregnanti, e di quelle con bimbi al seno e le culle per bagaglio! Tutti erano dal Prefetto Bardessono mandati a domicilio coatto, per la famosa legge Pica, della quale si è usato ed abusato ad esuberanza. Se fra quella gente vi fossero dei veri manutengoli, ignoriamo; ma che di certo le femmine ed i bimbi fossero così trattati, è un oltraggio alla giustizia, all’umanità – e mostra l’incapacità di quel Prefetto, che avendo un esercito quasi nella sua provincia, non sa snidare i briganti e teme delle donne! Fra quei cittadini legati ed ammanettati faceva meraviglia il riconoscere il Sindaco e ad un tempo Giudice Supplente Rascio, il sig. Scipione Ronsini noti liberali e benemeriti della patria; e se il sig. Bardessono ha in questi altri ammanettati, puniti uomini, come il sig. Rascio e Ronsini, è da credere che gli sia entrato nella mente il pensiero di emulare e sorpassare i fasti della polizia borbonica. Perché si abbino il pubblico ed il ministero notizia del vero, diremo del sig. Ronsini i particolari, riserbandoci dire quelli di esso Rascio. Per ora diremo sul conto di esso Rascio che la giunta municipale del suo paese certifica non solo di aver contribuito all’attuale ordine di cose, ma di essere stato attendibile politico sotto il passato governo. Scipione Ronsini, fin dal 1847 era per fede politico unitario. Nel 1848 si pose alla testa di una colonna insurrezionale col comitato del Vallo per rivendicare la libertà del paese contro la mala signoria. Ebbe indi 12 anni della sua efferata persecuzione borbonica. Nel 1860 a sue spese formò una colonna di 95 uomini ed aggiunse a quella 24 volontari ed andò ad ingrossare le file sotto Capua contro l’esercito borbonico. Nel recarsi a raggiungere la sua colonna fu derubato di quanto aveva per essere stato assalito dai ladri al luogo detto Tomba del Capitano; ed è storico e noto a tutti i Vallesi! Nello steso anno riusciva a sventare nel Caffè d’Italia una cospirazione infernale contro il re Vittorio Emmanuele, ordita in via Foria: fatto che gli stessi moderati non ignorano. Egli curò la presentazione di un numero considerevole di sbandati del Comune di Rofrano. Discopriva e sventava una reazione organata, dandone notizia al delegato sig. Guarracino: erano oltre 60 i congiurati e ne furono molti arrestati …………. Non ha guari il sig. Bardessono recavasi in un paese, (se non andiamo errati Acerno) e volendo fare ivi molti arresti e non potendolo, senza il parere della Commissione se non poteva avere tale parere, perché non sapeva egli stesso chi dovesse arrestare, e perché) disse alla Commissione: datemi il voto di fiducia; e docili e docili i componenti della Commissione s’inchinarono e dettero il voto di fiducia! Ritornava il Bardessono da colà, seguito da gente di ogni età e di ogni sesso, ammanettati e legati: e arrivato al suo palazzo in Salerno, discese e fece in aria di fatuo trionfo, passare innanzi a sé quei mal capitati: Da questo stato di cose, l’incognita del nostro problema, interno, spaventa ogni animo onesto e liberale.Dio salvi il paese ….
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