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Saluto dei Napoletani borbonici a Federico Guglielmo Carlo principe ereditario di Prussia
Accogli, o diletto primogenito Figlio del magnanimo, forte ed illuminato Re Guglielmo, i sensi di sincera devozione e di profondissimo ossequio, che si fanno un dovere tributarti quanti sono i figli di Partenope, educati alla morale, alla onestà, alla Religione! Eglino compresi di ammirazione per l’Augusto Genitore, principe venerando in Europa per le preclare virtù di mente e di cuore, onde più splendido e glorioso à reso l’avito Trono di Prussia; principe forte e vero Padre della Patria, che inspirandosi nello eterno diritto à saputo fermare i limiti fra la onesta libertà e l’ordine, sostegno necessario e guarentigia d’ogni società, ond’é salutato dalle simpatie di tutti gli onesti iride di pace fra la tempesta del secolo, arra di lieto avvenire per la sconvolta Europa; eglino sì riconoscenti e fiduciosi si inchinano a te, degno figlio ed Erede di tanto sovrano e il bene arrivato in questa loro diletta Napoli ti presentano! O Principe, deh sia felice il tuo soggiorno fra noi! Questo limpido cielo, queste ridenti colline, il profumo dei fiori e l’azzurro del mare ti allietino! Ah questo solo può Napoli presentarti, perocché, ahi troppo sventurata! È stata travolta dalla piena lutulenta della rivoluzione, derubata delle sue ricchezze, scoronata del serto di Regina, immiserita d’ogni sua prosperità, e da signora di floridissimo reame ridotta vile mancipia dei subalpini proconsoli! Ahi! La nostra passata grandezza e felicità è per noi troppo importuna rimembranza di quel che fummo e più ancora aggrava la presente nostra misera condizione! Perdona, o Augusto, se funestiamo la tua mente parlandoti delle nostre sventure! Il tuo cuore tanto generoso pei miseri ce ne dà dritto! O magnanimo Signore, deh non attristarti alla vista delle nostre calamità, riversate dalle sette infernali in queste, un dì, fiorenti contrade! Ma quando farai ritorno presso l’Immortale Genitore ricordati della nostra desolazione, ricordati di noi!! Gli dirai che Napoli è travolta nel pianto, oppressa da feroce dominazione, avvilita, deserta! Gli dirai che sono ancora fumanti le rovine di ventisette nostre Città, bruciate dal furore piemontese ….
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