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Saluto dei Napoletani borbonici al principe di Galles
Salve Principe della Britannica Gioventù! Salve! E sii il bene Arrivato fra noi Napoletani, bersaglio di sciagurata fortuna! Corre ormai il triennio dacché furenti proconsoli, sbucati dalle sabaudi frane, famelici e ingordi, favoriti dai Duci di tradite schiere, da cortigiani d’inique menti, da comprati Consiglieri e da odiate armi e bugiarde bandiere di terrore e di morte, dilaniano la bella Partenope, ne scorrono le infelici province, vi operano stragi, distruzioni e rovine; e fumanti di largo e caldo sangue, ora particolarmente ne inzuppano le terre a capriccio di spietati e crudeli Comandanti e financo di brutali subalterni, che vi uccidono mariti spose e figli, vi rubano comunali patrimoni, incendiano paesi, villaggi, case e campagne, armenti e masserizie e vi distruggono industrie ed arti e quanti sono germi di sussistenza e di vita: Diventati schiavi senza colpe, umiliati noi e traditi, siamo soccombenti sotto leggi barbare e disadattate: sopracaricati d’insopportabili balzelli; insidiati da costumanze perniciose: contaminati da sozzure piemontesi: esclusi da ogni pubblica lucrosa ingerenza: espulsi da sudate carte, e da ben meritati impieghi!! … Che più Serenissimo Principe? Un tesoro pubblico più ricco e fiorente, vuotato tutto intero ed ogni dì vieppiù sterilito: un credito pubblico condannato a sicuro imminente fallimento: Una vicinissima carta moneta già annunziata: un’Amministrazione neghittosa ed infingarda in questa Città ed in questo regno, ove l’oro e l’argento abbondavano e rendevano la prosperità e il benessere al nostro popolo: ora privati noi dell’oro e degli argenti, compriamo miseramente la vita con una monetazione da pezzenti, brutta, adulterata, non valente, odiata, schernita, schifata dal popolo: ed il più tristo, con essa compriamo fra il colpevole indifferente sonno di venduti cospiratori Municipali, a carissimo non mai visto prezzo, una languente esistenza, annichilita vieppiù, ed ogni dì crescente per ogni specie di angarie, di soprusi e di vessazioni di sbrigliati, insuperbiti ed anche armati amministratori, pubblicani e venditori … Che più? Umanissimo Principe? … Privati di una gioventù fiorente, di figli unici, di uomini maritati, strappati tutti a forza, senza sorteggi e senza leggi alle lettere, alle leggi, alle arti, ai bisogni delle famiglie, li vediamo trascinati ogni dì ad accrescere con essi un esercito indisciplinato, ampolloso e lontano, per farne accozzaglie affamate, dormienti senza paglia in nuda nevosa terra, con un sol soldo il dì e per servire, non da militari onorevoli, ma più che gregari conquistati ed incatenati in una guerra a Dio o ad un nemico ignoto. Non v’ha fra noi una famiglia, un uomo che non piangano una ferita, una piaga, una morte: lutto universale, che per molti anni darà privazione e tormenti …….
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