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Salemi: Garibaldi assume la dittatura della Sicilia
Domenica, 13 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi è accolto entusiasticamente a Salemi, ove alla popolazione locale si associano altri gruppi di insorti e varie squadre di picciotti, di cui una è capitanata da un monaco francescano, fra Giovanni Pantaleo. Proprio la vista di quest'ultimo lo spinge ad inviare ai "preti buoni" l'invito ad unirsi al coro dei combattenti per la patria: "Comunque sia, comunque vadano le sorti dell'Italia, il clero che fa oggi causa comune coi nostri nemici, che compra soldati stranieri per combattere Italiani, sarà maledetto da tutte le generazioni.
Ciò che consola però e che promette non perduta la vera religione di Cristo, si è di vedere in Sicilia i preti marciare alla testa del popolo per combattere gli oppressori.
Gli Ugo Bassi, i Verità, i Guzmarolli, i Bianchi non son tutti morti; ed il di che sia seguito l'esempio di questi martiri, di questi campioni della causa nazionale, lo straniero avrà cessato di calpestare la nostra terra, avrà cessato di essere padrone dei nostri figli, delle nostre donne, del nostro patrimonio e
di noi!". Il giorno dopo, 14 maggio 1860, Garibaldi parla alla folla, esortandola a combattere per l'unità d'Italia. Quindi dichiara di assumere la dittatura della Sicilia nel nome di Vittorio Emanuele II. Le copie del relativo decreto, di seguito trascritto, sono affisse lungo tutte le vie:
"Siciliani, Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all'eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde.
Noi siamo con voi! Non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l'opera sarà facile e breve. All'armi dunque! Chi non impugna un'arma è un codardo e un traditore della Patria. Non vale il pretesto della mancanza d'armi. Noi avremo fucili; ma ora un'arma qualunque basta, impugnata dalla destra d'un valoroso. I municipi provvederanno ai bimbi, alle donne, ai vecchi derelitti.
All'armi tutti. La Sicilia insegnerà ancora una volta, come si libera un paese dagli oppressori colla potente volontà d'un popolo unito".
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