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Torre del Greco e la pesca del corallo
Nella seconda parte dell'Ottocento la pesca del corallo, eseguita lungo le coste dell'Algeria, in cui gli abitanti di Torre del Greco recitano il ruolo di protagonisti, attraversa un periodo di profonda crisi la quale, per la verità, viene da lontano. Non a caso, sfogliando i registri, relativi alla quantificazione delle imbarcazioni torresi impegnate in siffatta attività dal 1837, notiamo come il loro numero iniziale di 230 si è abbassato nel corso del tempo con una leggera ripresa nel 1852, allorché si attesta sulle 221 unità. Nel 1853, addirittura, il trend negativo procede rovinosamente a picco verso le 116 imbarcazioni su un totale di 125, di cui due appartengono a Livorno, due a Trapani e una a Portici. L'occasione è utile per dare uno sguardo d'insieme al fenomeno, al fine di comprenderne le motivazioni profonde dell'attuale stallo. A prima vista colpisce la varietà dei nomi dati alle paranzelle, attinti quasi sempre dal calendario religioso, nelle cui pieghe si intuisce facilmente la ricerca della protezione celeste. Reputiamo di fare cosa gradita riproponendo, a mero titolo esemplificativo, la denominazione di alcune con la specifica dei proprietari: Santa Maria di Portosalvo di Gennaro Magliulo, Santa Maria Maddalena di Angelo Antonio Magliulo, Santa Vittoria di Michele Serpe, San Leonardo di Gennaro Palomba, San Benedetto di Mattia Mattera, Madonna del Carmine di Giovanni Battista Sasso, Sant'Anna di Francesco Ruggiero, Maria dell’Arco di Santo della Monica, San Luigi di Nunzio Sportiello, Santo Spirito di Gennaro Iuliano, Maria di Montevergine di Gennaro Borriello e San Francesco di Paola di Sebastiano d’Urso. Spezza l'uniformità "La Bionda" di Francesco Accardo. Rientra, invece, nel contesto generale quella del porticese Raffaele di Donna, denominata Madonna del Principio. Addirittura tra quelle trapanesi troviamo due con lo stesso nome di Gesù Maria Giuseppe: la prima appartiene a Giuseppe Portuese, la seconda a Giuseppe di Cocco. Utilizzando il criterio del maggiore equipaggio, occupa il primo posto San Giuseppe di Pietro Sogliuzzo con diciannove marinai,seguita da Maria di Montevergine di Gennaro Borriello e Immacolata di Raffaele Aurilio, entrambe con quindici. Seriamente preoccupato della situazione critica del settore, le cui conseguenze negative si ripercuotono sull'intera economia torrese, il sindaco pro tempore rispolvera un antico antidoto, mirato a coinvolgere negli utili societari i marinai, come avviene tuttora nella marina mercantile. La proposta, sottoposta alla Camera Consultiva del Commercio il 19 febbraio 1853, viene bocciata, in quanto foriera di danni maggiori. La risoluzione si gioca su una duplice alternativa operativa: la prima mira ad elaborare un regolamento che costringa i marinai disertori a prestare sevizio sulle navi da guerra, finché non ripaghino di tasca propria le eventuali perdite economiche prodotte agli armatori; la seconda contempla la istituzione a Torre del Greco di un monte di categoria, sollecito a venire incontro a tutte le esigenze degli associati, compresa la pensione a favore degli anziani e degli invalidi. Nemmeno queste agevolazioni riescono a ridare vitalità al settore che fa naufragare anche l'offerta di un coevo piano algerino di rilancio generale.
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