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Memoria privata di un grande avvenimento
Di Admin (del 13/04/2010 @ 19:26:56, in articoli, linkato 529 volte)
L'opera di Nicola Nicodemo risulta significativa nello scoprire la congiura tramata da molti ribelli, decisi ad uccidere, nella notte del 22 settembre 1701, il viceré Duca di Medina Coeli, ad occupare il regio Castello Nuovo e a consegnare la Città e regno di Napoli nelle mani delle armi austriache, allora nemiche. I fatti si svolsero in maniera diversa dal progetto: la maggior parte dei congiurati fu giustiziata nella mattina seguente del 23 settembre, il Viceré si rifugiò incolume nel real Castello Nuovo, Napoli e il regno non provarono l'onta della disfatta. Il Viceré, a titolo di riconoscenza, concesse a Nicola Nicodemo una gratificazione di tremila ducati, come si evince dal suo "biglietto" del 31 dicembre 1701. A sua volta il re Filippo V vi aggiunse la promozione dell'interessato alla carica di giudice della Vicaria con lo stipendio di mille ducati annuali. Tuttavia la vita fu avara nei confronti di Nicola, il quale morì improvvisamente nel 1704. Allora il re Filippo V, manifestando memoria lunga, concesse ad Angelo, padre di Nicola Nicodemo, i suddetti mille ducati in perpetuum e la facoltà di poterli dividere alla sua morte tra il figlio Ottavio e i nipoti, come attesta il real diploma del 26 luglio 1705. Dopo due anni, però, il 7 luglio 1777 entrano nel regno le armi austriache, le quali tolsero anche alla famiglia Nicodemo il godimento di qualsiasi privilegio. La situazione rimase identica per i ventisette anni del dominio austriaco. Nel frattempo morì Angelo. Tuttavia nel 1734 si ribaltò il dominio straniero e ciò coincise con il riconoscimento a Ottavio e Giuseppe Nicodemo, zio e nipote del giudice, il ripristino degli antichi privilegi, incentrati nei centocinquanta ducati di interesse sui tremila e nei mille ducati, documentati con real carta del 18 giugno 1734. A questo punto la guerra più aspra si accese nelle aule del tribunale del Sacro Regio Consiglio, ove i cugini Francesco Saverio Notargiacomo e Lorenza Nicodemo avanzarono la pretesa di godere dei suddetti privilegi, ritenendo di rientrare a pieno titolo nell'asse ereditario di Nicola Nicodemo.