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Le nostre origini
Di Admin (del 31/12/2008 @ 23:46:54, in articoli, linkato 752 volte)
Saluto con intensa gioia l'attuale rifioritura della storiografia locale la quale, quando poggia su di una precisa e solida base scientifica, innervata nella consultazione di documenti archivistici, rappresenta per l'intera comunità circostante una preziosa risorsa, in quanto latrice della ricostruzione dell'ineludibile principio dell'appartenenza. Proprio la dimenticanza di siffatto principio, perpetratasi per lungo tempo, ha prodotto inauditi scempi nel nostro territorio, lasciato, il più delle volte, in balia della improvvisazione propositiva e fattuale a danno di una progettualità consapevole e incisiva, fondata sul sincero affetto verso la propria terra, in cui risiede il tasso della ricaduta positiva e favorevole di qualsiasi azione rivolta verso gli interessi della collettività. Ed un mensile, sorto, con i migliori auspici, nella pulsante realtà di San San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano,Ottaviano e Palma Campania, non può, accanto ad altre tematiche di spiccato interesse e di vasto respiro, non dare adeguato spazio a questa diffusa istanza, affidata per gentile concessione del direttore, alla mia penna in virtù dei precedenti e lunghi studi in materia. Nello specifico ormai il campo storiografico nostrano ha spazzato via dalla sua ottica procedurale le belle e statiche favole di un tempo, intessendo al loro posto una fitta rete di pagine incontrovertibili, grazie alle quali si delinea uno scenario inusitato: uomini in carne ed ossa agiscono con l'oneroso carico della loro umanità, si spostano da una parte all'altra del territorio con incredibile dinamismo, danno vita ad avvenimenti imprevedibili sotto il peso della loro ardente passionalità, versano lacrime amare nel culmine estremo della sconfitta, poco dopo si rituffano con rinnovato ardore nel vortice inarrestabile del flusso esperenziale. Inoltre l'analisi focale narrativa non delimita più le riprese esclusivamente intorno alle gesta gloriose di una classe sociale predeterminata, né procede per categorie precostituite ed artefatte, ma investe l'intera struttura sociale, cogliendola in tutte le sue molteplici manifestazioni individuali e collettive, nel momento della gioia e dell'ira, all'aperto e al chiuso, nel pagliaio e nel palazzo. Del resto l'incipit di questa storia ha, finalmente, una sua cornice temporale ben definita, il 1513, allorché Errico Orsini, sposando Maria Sanseverino, riunifica la contea di Nola, la quale includendo Avella, Lauro e i casali, la città di Nola e i casali, Palma e i casali, Ottajano e i casali, si spinge dall'interno sino al litorale. Ma siffatta felicità del conte nolano riceve un terribile scossone il 1528, allorché egli, abbandonando l'antica alleanza con gli spagnoli, passa dalla parte dei francesi, in occasione della discesa in Italia di Odet di Foix, visconte di Lautrec. La mossa strategica risulta completamente sbagliata, in quanto il campo di battaglia assegna la vittoria definitiva all'imperatore Carlo V: infatti, le sue truppe, comandante dal viceré Filiberto Cahonne, penetrano, il 22 agosto 1528, in Nola, dopo che le porte sono state spalancate di notte da alcuni parenti proditori di Fabrizio Maramaldo, uno dei capitani di ventura al soldo imperiale. La gravissima infermità, se evita ad Errico Orsini di sfuggire alla pena capitale, riservata a quanti si sono macchiati di alto tradimento, ne debella la fibra fisica nello spazio di pochi giorni, nonché ne manda all'aria tutti i piani, sui cui cocci acuminati è costretta a procedere la moglie nella penosa odissea per ottenere, almeno, i suoi beni dotali. Frattanto i battiti della politica non arrestano il loro freddo e implacabile corso al di là delle persone e dei sentimenti. Espugnata la città - capoluogo, si smembra di nuovo la contea nolana: il feudo di Palma, che ingloba Palma, Vico, Castello, Carbonara e San Gennaro, è venduto a Giacomo della Tolfa, conte di San Valentino, al prezzo di 7160 ducati. Nello stesso anno, il 1° luglio 1529, Fabrizio Maramaldo prende possesso del feudo di Ottajano, che comprende Ottajano, San Giuseppe, Terzigno e San Gennarello, dopo essersi impegnato a versare nella casse pubbliche centrali la somma di tredicimila ducati. Poco dopo, il 21 settembre 1529, la stessa città di Nola compra dalla Regia Camera l'autonomia amministrativa per sé e per i suoi sedici casali, sborsando 21.550 ducati. Da questo punto in poi le strade si diversificano in molteplici direzioni: ogni comunità, diventata "autonoma" anche nella delimitazione circostanziata dei propri confini, scrive nuovi capitoli storici a responsabilità sempre più personale.