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IL POPOLO NAPOLETANO E' POETICO.
Di Admin (del 02/06/2017 @ 22:15:16, in articoli , linkato 395 volte)
Il deputato Giuseppe Ferrari, in una famosa seduta parlamentare, svoltasi nel mese di ottobre 1860, il cui ordine del giorno verte sull’annessione delle province meridionali al regno sabaudo, ancora una volta affronta il problema in maniera magistrale e autonoma. Non a caso manifesta a più riprese la sua concezione federalista quale unica soluzione possibile per favorire un rapporto pacifico tra le diverse realtà in campo. Pur sapendo che la maggioranza, arroccata sulla centralità amministrativa, delibera in maniera opposta alla sua proposta, non demorde dalla sua linea, ma sviluppa il suo discorso in tutta la sua ariosità concettuale. Avrà la soddisfazione successivamente, sotto l'impeto travolgente dei guasti creati dalla suddetta politica messa in campo dalla controparte, di proclamare la sua completa estraneità alle gravi responsabilità prodotte in termini di perdite umane e materiali, le cui conseguenze durano tuttora. Nell’occasione il deputato mostra di muoversi nella realtà partenopea con padronanza e conoscenza diretta, dato che si è portato a Napoli per motivi di studio. Rivolge il primo tributo a Giambattista Vico, ritenuto suo maestro, quindi, discorrendo della identità partenopea, afferma testualmente: “Il popolo napoletano è poetico, grande, ingegnosissimo”. A supporto di ciò rievoca fatti ed eventi di varia portata, in cui si estrinseca l’anima partenopea pervasa da una umanità profonda, in cui avviene la coesistenza straordinaria degli elementi antitetici, donde si sprigiona la forza necessaria per affrontare le dure prove esistenziali. Siffatta concezione trova il corrispettivo oggettivo nella realtà circostante, modellata in maniera analoga. Infatti, qui convivono Apollo e Dioniso, qui si riscontrano l'essere e il divenire, qui si alternano palazzi maestosi e miseri tuguri con i relativi abitanti, qui si dispiegano parimenti la ragione e il sentimento, qui si intersecano il mare e il Vesuvio, qui persino il cielo e la terra hanno un colore particolare, come dimostrano i santi locali più familiari, San Gennaro e Santa Patrizia, costretti in ogni modo, con toni dolci e toni aspri, con abbracci stretti e strattoni impetuosi, a rispondere alle istanze popolari con la liquefazione del sangue, garanzia per la tranquillità collettiva e individuale. Guai all’interpellato che non rispetti le date prefissate per il miracolo: le richieste si accrescono per timbro ed intensità e ben presto ritorna la corretta comunicazione. A questo punto baci alle statue, preghiere, doni, ringraziamenti, edicole e quant’altro suggerisce il momento. Siffatta affermazione da parte di un professore universitario di filosofia, per giunta milanese e militante della sinistra ottocentesca, spazza via le falsità e le offese sparse a piene mani da chi rigetta ciò che non conosce davvero. Nel caso specifico l'eventuale detrattore perde l’opportunità di entrare nel prezioso circuito di una spiccata umanità che si sostanzia nel vissuto concreto quotidiano.