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Manifesto di Garibaldi, 24 agosto 1862
Di Admin (del 27/07/2011 @ 07:59:41, in articoli, linkato 771 volte)
- Nel momento il generale Garibaldi è nel Cilento dopo aver sostenuto le sue milizie due fatti d’armi presso Reggio con le truppe regolari, uscendone come al solito vittorioso. – Mercoledì sera il chiarissimo cittadino Giovanni Nicotera è stato in Salerno, ove si recò per ordine di Garibaldi. Egli spedì messi in Napoli e subito ripartì alla volta del nostro Eroe. – La stessa sera di mercoledì l’infame consorteria rattazziana faceva arrestare varii deputati, fra i quali Fabrizij e Mordini che si trovano nel Castello dell’Uovo: ecco in che modo i signori governanti trattano i rappresentanti dell’Italia, che sangue, denaro, averi tutto ànno profuso per la patria! Ma l’ora della intera redenzione è suonata: o a Roma con Garibaldi o morte. – E’ tanto il terrore che l’Uomo della Provvidenza, l’Eroe Garibaldi à messo nelle vene dei pagnottisti, che dal Lamarmora in giù, non pochi consortisti àn fatto il loro fagotto e sono pronti ad imbarcarsi non appena che Garibaldi sarà in Napoli, che come pare dovrebbe trovarvisi non più tardi di lunedì 1 settembre. Fra i tanti a partire ci è Carlo Aveta ed il segretariuccio d’Amore. – Ieri correvano le più strane dicerie per Napoli, Francesi ai confini, Bavaresi e simile canaglia nelle Puglie, ma ora che Garibaldi è con noi non paventiamo nessuno. Il Sire di Francia à ora da fare col leone e non con l’anima venduta d’un Rattazzi. – Il governo sta trattando i prodi del Volturno come assassini e peggio. Egli si serve dei postali per mandar truppe in queste province, privandoci così di ogni corrispondenza, ma noi che vogliamo l’Italia una ad ogni costo non ci arresteremo in faccia alle bajonette, che ci duole il dirlo, pur sono fratelli nostri, che contro noi l’impugnano ma per Dio ai Napoletani che sono veri e buoni Italiani non s’impera col fucile e col revolver e bene l’abbiamo mostrato nel fatto di martedì sera, in cui il sangue dei fratelli Calicchio à bagnato il suolo e domanda pronta e severa vendetta. – ..... – Un vapore mercantile, che aveva a bordo una compagnia comica diretta per Palermo, allorché è arrivato alle bocche di Capri, è stato costretto a ritornare nel porto per ingiunzione ricevutane dalla flotta inglese in crociera in quelle acque. --------------- Ecco il proclama che à pubblicato il generale Garibaldi al momento di lasciare Catania: Italiani, Il mio programma è sempre lo stesso. Voglio per quanto da me dipende, che il Plebiscito del 21 ottobre 1860 sia una verità, che il patto segnato fra Popolo e Re riceva piena esecuzione. Io mi inchino alla maestà di VITTORIO EMMANUELE RE Eletto dalla nazione, ma sono ostile ad un ministero che d’italiano ha solo il nome, d’un ministero il quale per compiacere alla Diplomazia ordinò nel mese di maggio gli arresti ed il processo di Sarnico, come oggi provoca la guerra civile nel mezzo giorno d’Italia per assicurarsi le buone grazie dell’imperatore Napoleone. Un ministero siffatto non può, non deve essere più oltre sopportato. Inganna il Re, lo compromette come fece col proclama del 3 agosto, coll’ostinato municipalismo spinge al distacco le province meridionali, tradisce la Nazione. La livrea di padrone straniero non sarà mai titolo di stima di onore per alcun ministero fra noi. Quand’io sbarcai in Sicilia, la generosa Isola stava sul punto di far sentire lo scoppio della sua disperazione...... L’amore e la buona amministrazione dovevano essere i fattori dell’Unità Italiana. I municipali prefersero l’opposta via. Odio seminarono e odio in larga dove raccolsero. Insensati! Vogliono, lo so, la guerra civile per aver campo di spegnere nel sangue l’avvenire della libertà e offrire vittime accetto sull’ara del dispotismo. Io non consentirò per altro che si compiano gl’immani desiderii. La formula del Plebiscito salvi un’altra volta l’Italia. Cessi ogni preoccupazione locale di fronte al gran concetto unitario....... Il pensiero e l’azione di tutti i patrioti s’hanno da volgere esclusivamente alla impresa liberatrice di Roma. Il resto a poi. A Roma dunque, a Roma. Su prodi del 48 e 49, su gioventù ardente del 59 e 60. Correte alla Crociata Santa. Noi vinceremo ...... Grandi speranze suscitammo nel mondo colla nostra rivoluzione. Bisogna più e più sempre giustificarle. Son certo che il popolo italiano non mancherà al suo dovere. Così fosse fin da ora a noi compagno il prode Esercito nostro. Italiani! Se qualche cosa io feci per la Patria, credete alle mie parole. Io sono deliberato o di entrare a Roma vincitore o di cadere sotto le sue mura. Ma in questo caso stesso ho fede che voi vendicherete degnamente la mia morte e compirete l’opera mia. Viva l’Italia! Viva Vittorio Emmanuele in Campidoglio! Giuseppe Garibaldi. Da Catania.