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le case circondariali a Napoli
Di Admin (del 15/02/2011 @ 20:54:49, in articoli , linkato 659 volte)
A metà Ottocento le case circondariali a Napoli sono Castel Capuano, San Francesco, Santa Maria ad Agnone, Concordia, Santa Maria Apparente, Istituto artistico. Nel carcere di Castel Capuano vanno custoditi quanti sono in attesa di giudizio oppure di passaggio. Qui l'assegnazione alle singole sezioni avviene in base alla condizione e alla imputazione degli inquilini. Infatti, la prima sezione è riservata ai poveri, la seconda agli agiati, la terza esclusiva agli imputati di gravi pene, la quarta ai cosiddetti camorristi, la quinta ai detenuti di passaggio e l’ultima ai testimoni. In questo carcere i detenuti non sono soggetti all'occupazione lavorativa obbligatoria, giacché la permanenza è temporanea. Vi prevale, quindi la prestazione volontaria nei mestieri più conformi alle attitudini dei singoli. Lo stabilimento di San Francesco si divide in tre sezioni: la prima è destinata alla cura dei detenuti infermi di tutte le prigioni della capitale; la seconda, chiamata casa di correzione per i giovinetti; la terza rappresenta l’opificio di Napoli. Nelle sue pareti una sala è adibita ad ospedale; un'altra riservata ai morenti; un'altra a quelli afflitti da mali contagiosi. In Santa Maria ad Agnone sono rinchiuse le donne già condannate e quelle in attesa di giudizio. Provvedono all'organizzazione generale generale delle ospiti le suore della carità. Sembra un conservatorio di donne pentite piuttosto che un carcere. Le detenute sono occupate nel lavoro e seguite con molta cura dalla congregazione delle più distinte donne della capitale. La Concordia si divide in due grandi sezioni: nell’una sono ristretti i debitori, nella seconda i detenuti ecclesiastici. In Santa Maria Apparente permangono coloro che sono oggetto di osservazione da parte della polizia. Sebbene sia collocato nella parte alta di Napoli, presenta alcune disfunzioni, prontamente corrette. Non a caso, motivi igienici hanno imposto la chiusura di un pozzo o fosso, dalle cui acque stagnanti si propagavno miasmi maleodoranti. La cucina ha subito un ampliamento spaziale, quella riservata ai poveri un abbellimento di immagine. L'Istituto artistico, fondato nel nel 1856, accoglie i giovani che hanno espiato la pena legata alla mendicità, al vagabondaggio o al furto. Il recupero verte sull'apprendimento di mestieri, di cui i più comuni sono il sarto, il calzolaio, il tipografo, il litografo, il tessitore, il falegname e il legatore di libri. A margine di ciò vengono impartiti l'insegnamento finalizzato a leggere, scrivere, far di conto e acquisire competenze elemntari nel disegno. Gli alunni ricevono nelle prime ore del mattino una colazione, al mezzogiorno una zuppa con carne il lunedì, martedì, giovedì e domenica, negli altri giorni, oltre la zuppa, una seconda vivanda. La sera ritorna la colazione. Escono nei giorni di festa vestiti con uniforme composta di giacca e pantalone di panno bleu d’inverno, mentre in estate con giacca di panno e pantalone bianco di cotone. La direzione è composta da un consiglio di amministrazione. Un corrispondente numero di prefetti scelti tra gli ufficiali di base del real corpo dei veterani vigila di giorno le sale di lavoro e, durante la notte, i dormitori.