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Torre del Greco: linee storiche della pesca del corallo
Di Admin (del 12/02/2011 @ 21:46:03, in articoli, linkato 618 volte)
La pesca del corallo, esperita dagli abitanti di Torre del Greco in terre lontane, affonda le sue radici nella notte dei tempi. Una significativa traccia documentale di tale attività risale alla metà del 1400, allorché i torresi la spuntano favorevolmente in tribunale, in seguito a sentenza del Reggente della Real Cancelleria, contro il loro feudatario Antonio Carafa il quale ha imposto de imperio una tassa arbitraria, la cosiddetta gabella sul pescato, a tutti i proprietari delle imbarcazioni da pesca. Sulle ali della vittoria si rinvigorisce sempre più il campo di azione dei pescatori, circoscritto, al momento, al mare della Corsica e della Sardegna. L'orizzonte si amplia nel 1780, allorché il desiderio di accrescere il guadagno, sorretto da una tempra insolita nell'affrontare la durezza delle fatiche, invera l'obiettivo di effondersi nelle acque del Mediterraneo al largo delle coste africane, in barba ai numerosi pericoli, non escluso quello del'assalto predatorio da parte dei corsari barbareschi. La marcia espansiva, per quanto audace e rischiosa, risulta graduale e ponderata: dall'approdo iniziale a Galita, isola disabitata e deserta, avente un perimetro di nove miglia e distante quaranta miglia da Tunisi, lo sconfinamento aumenta sempre più fino a quarantatré miglia da Algeri. Nei due anni successivi avviene il superamento di Capo Negro, Capo Rosa e Capo di Bona. Ben presto la base di Galita viene dotata dell'assistenza religiosa e fisica grazie alla presenza di un prete e di un medico. Sovrintendono a tutelare la incolumità di tutti gli operatori la vigilanza di Gennaro Avardo e di suo figlio Giuseppe, corsari di professione con truppe armate, il tutto a completo carico dei numerosi "corallari" che arrivano a portare in loco ben quattrocento imbarcazioni. Le mutate condizioni richiedono una organizzazione più puntuale. La prammatica del 14 aprile 1790 istituisce un consolato con propria giurisdizione, un nuovo ordinamento degli armatori, capisquadra e marinai, nonché un nuovo monte. Con la successiva prammatica dell'8 ottobre vede la luce una compagnia di settore,deputata ad espletare una serie di compiti: fornire ai padroni e caposquadre delle feluche coralline una serie il denaro occorrente per armarle ed equipaggiarle con un interesse determinato secondo i diversi luoghi di destinazione per la pesca e le stagioni dell’anno; dare loro spago, funi, pane o biscotti al prezzo di costo; pagare tutte le spese occorse durante il viaggio e la pesca; aprire una fabbrica a Torre del Greco per lavorare spago e funi per l’attrezzatura delle feluche; impiantare a Napoli e a Torre la fabbrica del corallo. In compenso la Compagnia ha il diritto privilegiato di comprare e vendere il corallo al prezzo fissato da dieci esperti, cinque nominati dalla Compagnia e altrettanti dai capisquadra. Ma tutto questo impianto va ben presto in crisi e gli ultimi barlumi della sua pessima amministrazione si avvertono nelle fiamme prodotte dai relativi registri, andati in fumo durante la terribile eruzione del Vesuvio del 1794.