Gli incunaboli della chiesa parrocchiale di Terzigno
Di Admin (del 09/08/2010 @ 17:19:50, in articoli, linkato 6386 volte)
All'indomani della visita pastorale, effettuata, il 1739, nel feudo di Ottajano, il vescovo di Nola, mons. Troiano Caracciolo del Sole, non riesce a dimenticare l'eco assordante delle bestemmie e delle "canzoni blasfeme", nonché i segni marcati dell'ignoranza estrema di donne e bambini, indici speculari del degrado morale e sociale, vigente nel territorio di Terzigno.Onde risollevare l'ambiente, almeno, in termini di religiosità, egli affida, l'anno successivo, a cinque padri missionari della Congregazione della Casa della Solitudine di San Pietro a Cesarano l'incarico di svolgere colà una missione. I frutti spirituali della suddetta catechesi risultano immediati e salutari al punto che la popolazione terzignese manifesta l'esigenza insopprimibile di edificare in loco una chiesa, data la difficoltà logistica ed operativa a raggiungere quella più vicina di San Giuseppe, distante tre chilometri e, per giunta, oberata dal gravoso onere di attendere alla cura spirituale di ben simila anime, disperse nell'immensa "Campagna. Su siffatta legittima intenzione, però, si abbatte subito il veto incrociato del potere ecclesiastico e politico ottajanese, il quale, intravedendovi i pericolosi germi della nascita di una nuova identità cittadina, foriera di una futura disgregazione territoriale, è più che mai deciso a mettere in campo tutte le strategie ostative idonee, in modo da continuare a gestire in maniera verticistica ed "entro terra" anche la religione. Concorre ad ingrossare il coro della opposizione frontale anche la voce dei frati francescani del convento di San Gennaro di Palma, allarmati ad arte dal preoccupante assottigliamento del loro abituale bacino di utenza donde attingere le elemosine. La successiva visita pastorale, compiuta dal vescovo in persona, contribuisce a sbloccare d'autorità l'attuale impasse, giudicato surrettizio e privo di reale consistenza motivazionale, come dimostra, in maniera palmare ed inequivocabile, la fervida ed affettuosa ospitalità a lui riservata dallo stesso agente generale del Principe di Ottajano nella sua "casa di campagna". Le immediate consequenze del vittorioso intervento vescovile si avvertono il 16 maggio 1740, allorché operano con lena instancabile due missionari del suddetto ordine, don Angelo Bianco e don Agnello Cirillo, con un "fraticello laico", i quali utilizzano, provvisoriamente, un appannaggio di cento ducati e la piccola chiesa "privata" locale di San Francesco, "non più lunga che sedici palmi, larga dodici, e poco alta". La loro opera preziosa si estrinseca non solo nella calda ed eloquente diffusione del vangelo, accolto con entusiasmo gioioso da una folla sempre più straripante di fedeli, molti dei quali, non riuscendo a trovare posto nella chiesetta stracolma, si accontentano di sentirne la voce sotto una contigua "gran capanna di legno", costruita alla buona da alcuni volontari, ma anche dall'assistenza amorevole al capezzale di "infermi e moribondi", per il cui sollievo i religiosi percorrono "notte e giorno tre o quattro miglia per volta or in una parte or in un'altra". I ritmi incessanti di lavoro intenso spossano la gracile fibra fisica di don Agnello Cirillo il quale, colpito da "un fiero catarro di petto, è richiamato dai superiori in convento...... A questo punto lo scatto di orgoglio del vescovo di Nola, femo nel suo proposito di realizzare la costruzione della chiesa e della dimora per i missionari, porta alla ribalta della trattativa d'acquisto, avviata nei primi giorni del mese di gennaio 1742, dal procuratore Antonio Giuseppe de Luise, la proprietà terriera di Agostino Catapano, ubicata ai cosiddetti Catapani di Terzigno e pignorata dai creditori dall'anno 1662. La fase preliminare contempla la ridefinizione completa del bene in oggetto, eseguita, su disposizione del giudice Onofrio Scassa, dal "tavolario" del Sacro Regio Consiglio, Francesco Attanasio, con l'assistenza degli esperti di campagna locali, Giuseppe Carillo e Nicola Bifulco. La conseguente relazione, stilata il 6 aprile 1742, rettifica i dati catastali antecedenti, approntati dall'ingegnere Carlo Pepe e immessi nelle sue due perizie tecniche, datate, rispettivamente, 10 novembre 1671 e 8 luglio 1679. Sulla scorta del nuovo computo la distesa di terreno riacquista una sua precisa confinazione: a ponente la strada Ottajano - Scafati; a tramontana la strada vicinale, che "dalla strada pubblica conduce nei territori situati nella parte inferiore"; a levante i terreni di Carmine Minichino e di Aniello d'Arpaia; a mezzogiorno i terreni dei padri Camaldolesi del Sacro Eremo di Nola, nettamente delimitati dal lungo filare di "antichi piedi di cerque, lasciati anno per anno in tempo di puta, a capo di monaco".... ((Estratto dal libro di Luigi Iroso, Album di famiglia, Quaderni campani, San Giuseppe Vesuviano, 2003)).
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